Il Ministro dell’Interno, Piantedosi, con una certa soddisfazione comunica i dati relativi agli sbarchi nei primi due mesi e mezzo del 2024: 6.560 contro 19.937 nello stesso periodo del 2023 con una diminuzione del 67%. Il calo viene attribuito alle restrizioni operate nei confronti delle navi ong e ai trattati con Libia e Tunisia. C’è tuttavia una stima preliminare di Frontex che dichiara un ingresso in Europa di 31.200 unità, quota simile a quella dello scorso anno. Questo accade perché le rotte del Mediterraneo centrale hanno sì subito un forte rallentamento, ma si sono intensificate quelle dell’Africa occidentale (+541%) e del Mediterraneo Orientale (+117%). Malgrado la forte riduzione degli sbarchi si continua a registrare un numero alto di morti, 374, nelle rotte del Mediterraneo Centrale, quello che riguarda l’Italia. è difficile capire la “guerra” che il governo opera nei confronti delle navi delle Organizzazioni non Governative, visto il piccolo contributo, il 10%, che esse danno nei salvataggi. In questi giorni lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono attive solo tre navi umanitarie: la Geo Barents di Medici senza frontiere, la Life Support di Emergency e la Ocean Viking di Sos Méditerranée.
Altre tre sono state sottoposte a fermo amministrativo la scorsa settimana. La vicenda dell’Ocean Viking di questi giorni fotografa una terribile realtà di indifferenza. Ha soccorso un gommone che si trovava da diversi giorni alla deriva con 25 superstiti esausti mentre circa 60 persone con cui erano partiti risultavano dispersi in seguito ad un naufragio. In altri tre soccorsi prende a bordo 359 naufraghi. Dopo varie insistenze per avere un porto sicuro vicino, 23 bisognosi di cure urgenti vengono sbarcati a Catania (perché non tutti?), gli altri spediti ad Ancona, a 1.400 chilometri di distanza. Tuttavia il calvario di queste persone non si conclude ad Ancona: 110 vengono spediti nelle strutture del Lazio, 110 in Puglia, 96 in Toscana. Non è un’eccezione. I porti “sicuri” per il governo sono quelli più lontani: Brindisi, Ancona, Ravenna, Civitavecchia, Marina di Carrara, Genova. La Life Support di Emergency ha calcolato che nel 2023 su 105 giorni trascorsi in mare, 56 li ha impiegati per arrivare ai porti lontani. La stessa cosa più o meno vale per le altre navi. Quando si chiedono spiegazioni si trova un muro. Devono restare sconosciute perché riguardano “programmazione, pianificazione e condotta di attività operative-esercitazioni Nato e nazionali”. Di fatto c’è il segreto di Stato. Un segreto che riguarda solo le navi Ong, perché le migliaia di navi in transito sulle stesse rotte viaggiano indisturbate. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Non sarà che il problema non è tanto nelle persone che vengono salvate quanto nel fatto che le Ong sono gli occhi che vedono ciò che non si deve vedere: “Se non fossimo lì con le nostre navi, nessuno saprebbe nulla… basta pensare al gommone rimasto in mare per 7 giorni senza soccorsi”.
Giovanni Barbieri