L’intervento israeliano nella Striscia di Gaza era iniziato da pochi giorni. Biden in persona era accorso in Israele per dare sostegno al più fedele alleato del Medio Oriente. Da poco si era consumata la strage di inermi israeliani ad opera di Hamas. Biden era accorso per dare solidarietà, ma anche per dare consigli. “La rabbia che consuma Israele dopo l’attacco di Hamas – ha detto Biden davanti al premier Netanyahu – è la stessa che hanno provato dopo l’11 settembre gli Stati Uniti”. Ma ha avvertito: lo shock, il dolore, l’ira di questo momento, non devono far ripetere allo Stato ebraico gli errori “commessi dagli Stati Uniti”. “La maggioranza dei palestinesi non sono Hamas. La perdita di vite palestinesi conta”. Erano parole sagge di chi avendo pensato di annientare il nemico con ogni mezzo in Afganistan e, soprattutto in Iraq, aveva visto crescere l’indignazione e l’ostilità dell’opinione pubblica mondiale. Netanyahu non sente ragioni e continuerà la guerra finchè non sia liberato l’ultimo ostaggio e non sia annientato Hamas. Intanto però gli appelli se non al cessate il fuoco, almeno ad una tregua umanitaria si moltiplicano senza alcun successo. L’appello dell’Unicef è indicativo di una situazione sempre più drammatica: “Ogni giorno i bambini corrono il rischio di morire a causa delle bombe, o di ammalarsi a causa della mancanza di acqua potabile e dalla rischiosa carenza di cibo.
Migliaia di bambini hanno già perso la vita, altrettanti sono rimasti ad affrontare un triplice pericolo: il conflitto, la malattia e la malnutrizione”. In tre mesi sono morte oltre 28.000 persone e non si sa quasi nulla dei feriti, anche perché quasi tutti gli ospedali sono distrutti. L’argomento è delicato poiché si tratta di Israele e si corre il rischio di essere fraintesi e di coltivare sentimenti antisemiti, ma non si può non tener conto della sproporzione della punizione inferta alla popolazione palestinese. Le considerazioni di Biden all’inizio delle operazioni di rappresaglia si stanno avverando: la solidarietà dei Paesi amici si sta raffreddando.
L’Alto rappresentante Ue per la Politica estera e la Sicurezza Josep Borrel ha chiesto a Biden di tagliare la fornitura di armi Usa a Israele: “Il presidente Biden ha detto che i morti civili a Gaza sono troppi. Se sono troppi allora forse devi dare a Israele meno armi”. Rutte, il primo ministro olandese, con un post pubblicato su X ha chiesto una rapida e significativa riduzione dell’intensità delle operazioni israeliane, avvertendo che a Rafah si rischiano “conseguenze umanitarie catastrofiche”. Ha quindi auspicato un cessate il fuoco immediato che porti alla fine del conflitto”. D’altra parte non c’è da meravigliarsi se la pazienza degli Stati Uniti si sta esaurendo dopo 5 viaggi del Segretario di Stato a mendicare alleanze e mediazioni nei Paesi del Medioriente per convincere Israele almeno alla tregua se non al cessate il fuoco.
Giovanni Barbieri