In corteo per affermare il no alla guerra e alla violenza

Domenica scorsa, 4 febbraio, più di trecento persone hanno sfilato per le vie del centro: un corteo colorato per chiedere il disarmo, la nonviolenza e il dialogo. Canti e slogan in lingue diverse ma con un unico messaggio: basta guerre

Il tiepido pomeriggio invernale di domenica 4 febbraio ha visto svolgersi a Massa l’annuale Marcia Interreligiosa della Pace. Più di trecento persone hanno “invaso” le vie della città, in un corteo colorato e, speriamo, sufficientemente chiassoso, da risvegliare in ognuno la voglia di “scegliere” la Pace.
E “Scegliere la Pace: Disarmo, Nonviolenza, Dialogo” è proprio il titolo voluto quest’anno dagli organizzatori della Marcia: l’Azione Cattolica di Massa Carrara Pontremoli, l’Associazione “Casa di Betania”, l’Ufficio Pastorale sociale e del Lavoro, l’Accademia Apuana della Pace, la Comunità della locale Chiesa Ortodossa, la Chiesa Evangelica Metodista e Valdese di Carrara, la locale Comunità Islamica.
La Marcia, partita da Piazza della Stazione, è stata introdotta dal saluto della neoeletta presidente dell’Azione Cattolica diocesana, Sabrina Castagnini, che ha illustrato brevemente il percorso a “tappe di riflessione” della giornata. La prima di esse, dedicata alla “Nonviolenza: scritto tutto attaccato per non lasciare neppure un piccolo spiraglio alla violenza, per escludere in ogni modo l’altra opzione, per scegliere in ogni caso la pace e, se necessario, lottare per averla, lottare con mezzi pacifici”, è stata anche occasione per ricordare la resistenza delle donne carrarine al forzato sgombero della città il 7 luglio del 1944.
Il corteo si è quindi avviato lentamente verso il centro cittadino, tra canti e slogan con ritmi e lingue diverse, ma con un unico messaggio: basta guerre, basta violenza. Altra significativa tappa in Piazza del Mercato, dove si è parlato di dignità dei popoli e si è riflettuto su quanto la violenza tragga alimento dal “non riconoscimento dell’altro, dei suoi diritti, della sua dignità, della sua umanità, delle verità di cui è portatore. […] Quello che vale per i singoli individui si amplifica all’infinito quando si parla di popoli.”
L’incontro tra culture diverse è occasione di crescita, disconoscere il valore delle altre culture è già seminare violenza, poiché “le guerre cominciano nella mente degli esseri umani”.
Ma anche la pace, ci viene ricordato, “comincia nella nostra mente. La stessa specie che ha inventato la guerra può inventare la pace.In questo compito ciascuno di noi ha la sua parte di responsabilità”.
Particolarmente toccanti i due momenti vissuti durante la terza tappa nella centralissima Piazza Aranci: il ringraziamento dei migranti minorenni provenienti dall’Africa nord-occidentale e ospiti dell’associazione “Casa di Betania” e la lettura di “frammenti” del Diario di Anna Frank, rielaborati e curati da Alessandra Berti.
Le parole sempre sorprendentemente attuali e profetiche di Anna, tra le ultime che la giovanissima autrice scrisse prima della cattura, hanno conquistato, una volta ancora, gli astanti: “Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto; odo, sempre più vicino, il rombo che presto troverà noi pure; sento tutto il dolore di milioni di persone, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto andrà bene, che questa spietatezza finirà e che nel mondo ritorneranno la calma, la pace, la serenità. Nel frattempo, bisogna che io abbia cura dei miei ideali, verrà un tempo in cui saranno forse ancora attuabili”.
Ultima tappa della Marcia, l’arrivo a piazza Berlinguer: qui i Rappresentanti delle Comunità religiose presenti, tra cui fra’ Mario Vaccari, vescovo della Diocesi, il pastore della Chiesa Evangelica Massimo Marottoli, l’imam Youssef Gouit e padre Pavel Dragos della Chiesa Ortodossa, si sono alternati per affermare con forza e chiarezza il valore assoluto della Pace e l’estraneità di tutte le Religioni alle logiche della guerra, della violenza e della sopraffazione.
Al termine della manifestazione, tra saluti e strette di mano, lo sguardo corre un’ultima volta alle numerose bandiere che sventolano nell’aria frizzante del pomeriggio inoltrato; tra esse quelle di Israele e Palestina: unite su un’unica asta; belle come un sogno ancora troppo lontano.

(Lisa Triani, Giovanna Bianchi)