Stretti di Giaredo: quando il successo  può diventare un problema

Turismo e sostenibilità: migliaia di presenze in un sito che necessita di regole, servizi e controlli

Escursione negli Stretti di Giaredo

Presenze da record negli Stretti di Giaredo nella stagione turistica che si è appena conclusa: un numero difficile da quantificare, ma certamente nell’ordine di alcune migliaia di persone.
Il popolare “canyon” nel torrente Gordana, confine fra i territori di Zeri e Pontremoli, ha visto infatti un’affluenza massiccia di gente di tutte le età.
Promozione turistica del luogo, centinaia di foto e di video condivisi sui social media, giudizi positivi, emozioni trasmesse da chi ha vissuto questa avventura a due passi dalla città: tutto ha concorso al successo.
Tutto bene dunque? Non proprio. Gli “Stretti” sono una meta impegnativa, e l’area non è attrezzata per un tale carico umano.
Inoltre ci sono limitazioni di carattere ambientale (è un’area di pregio riconosciuta dalla Unione Europea), proprietà private con attività agricole (primo fra tutti il podere di Giaredo) ed un piccolo paese (Cavezzana Gordana) che vive un sovraccarico di visitatori che lì parcheggiano e transitano.
Chi arriva da lontano non conosce o sottovaluta i potenziali rischi del luogo: bisogna nuotare in acque fredde, il canyon è spesso battuto da correnti d’aria, camminare sui sassi può essere troppo impegnativo.
Le guide di “Sigeric” accompagnano vari gruppi nelle settimane estive (in media quattro al giorno, dieci persone per gruppo), istruiscono i partecipanti, forniscono loro mute e caschetti.
E se per fortuna grossi problemi non ce ne sono mai stati, si sono però verificati casi di indisposizioni o piccoli malori come quello che a luglio ha coinvolto una turista per la quale è stato necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco e dell’ambulanza del 118.
Tutto, per fortuna si è risolto nel migliore dei modi, ma è stato un campanello d’allarme. E gli escursionisti accompagnati da “Sigeric” sono solo una piccola parte del totale.

I proprietari del podere: “Da maggio ad ottobre una situazione che ci impedisce di lavorare”. A Cavezzana si lamenta una realtà insostenibile: “chiuderemo le strade”

“Da circa 5 anni accompagniamo un numero di persone che si può forse quantificare nel 20% del totale dei turisti che raggiungono Giaredo nella stagione estiva – spiegano Pierangelo Caponi e Francesco Bola, dirigenti di della cooperativa – e siamo ben consapevoli che si tratta di un’area dove il turismo deve essere sostenibile. Per questo è ormai urgente un piano di gestione complessivo che prenda in esame i problemi della viabilità che ora è difficile e scadente, tenga conto delle realtà esistenti, dalla diga alle attività economiche, senza dimenticare la raccolta dei rifiuti che vengono ancora abbandonati nel percorso e che raccogliamo noi anche se a lasciarli non sono certo i partecipanti ai nostri gruppi”.
Ci sono mesi prima della nuova stagione, ma che cosa si può fare? “È necessaria un’analisi delle istanze di tutti – aggiungono – perché il turismo porta problemi e conseguenze. Noi di Sigeric siamo aperti ad ogni soluzione funzionale purché sia per tutti e che ci siano poi i dovuti controlli”.

Panorama di parte del podere di Giaredo

Ad intervenire dovrebbero essere i due Comuni interessati, in particolare quello di Pontremoli che su Giaredo fa promozione e ha provveduto anche alla collocazione della segnaletica che indirizza gli escursionisti alle “gole”.
Ma se il turismo dell’acqua è una risorsa i luoghi vanno anche tutelati: il problema del traffico su strade molto strette e della sosta di decine di mezzi privati là dove non ci sono aree di parcheggio non è poca cosa. Forse si potrebbe pensare ad un servizio navetta, ma serve un progetto adeguato.

Per le guide di Sigeric serve un progetto che tenga conto delle esigenze di tutti, compreso l’ambiente. Indispensabili parcheggi, vie di accesso, accoglienza, raccolta dei rifiuti

Insomma il successo crescente di Giaredo impone che si rifletta su una gestione complessiva: non si può pensare di tornare indietro ai tempi quando solo poche persone godevano dello spettacolo dei “diaspri ornamentali”, ma nemmeno far finta che là le cose non siano cambiate.
Prendiamo il podere, ad esempio: da alcuni anni i terreni alla estremità sud del comune di Zeri, tra i più fertili e pregiati del territorio, sono stati acquistati da una famiglia che lo sta riportando in produzione anche con il recupero del piccolo borgo a ridosso del torrente; e gli animali (bovini, ovini ed equini) sono tornati a pascolare nell’azienda agricola.
“Da maggio ad ottobre la situazione diventa insostenibile – spiegano Stefano e Paola, proprietari dell’azienda – perché arriva davvero troppa gente, in alcuni periodi anche centinaia di persone al giorno e non solo con i gruppi guidati ma anche tantissime in modo autonomo. E con i loro mezzi, auto, moto o camper che siano, occupano la strada vicinale ignorando il divieto di accesso”.

L’abitato di Cavezzana Gordana

Nonostante il cancello e i fili che delimitano la proprietà all’interno della quale sono in corso lavori e dove pascola il bestiame, le persone poi entrano per accorciare il percorso verso gli Stretti: “ho delimitato un percorso alternativo che corre lungo il torrente – spiega Stefano Barotti – ma non di rado la gente preferisce attraversare la mia proprietà, soprattutto al ritorno. Spaventano il bestiame, creano problemi al mio lavoro, non posso manovrare con i mezzi per la presenza delle auto e delle moto parcheggiate. E a volte nascono spiacevoli discussioni”.
Un paio di anni fa era anche stata annunciata la realizzazione di una scogliera lungo il torrente che sarebbe servita anche da percorso attrezzato ciclopedonale e che forse potrebbe essere anche un accesso per le emergenze.
Si tratta di un progetto del quale ora si torna a parlare, ma sui tempi di realizzazione non è possibile sbilanciarsi.
Sull’altra sponda del torrente anche Cavezzana ha perso la tranquillità: troppi gli accessi, a piedi ma anche con auto che arrivano in paese ignorando i divieti di accesso.
E se i gruppi di “Sigeric” parcheggiano ben fuori dal paese e transitano a piedi, gli altri – singoli o comitive – arrivano fin sotto le case, nelle aie o parcheggiano lungo la strada dove gli spazi sono ristretti.
Mancano molti mesi alla prossima stagione, ma nel paese affacciato sul Gordana non si perde tempo e domenica mattina, 29 ottobre, si è tenuta una riunione tra gli abitanti e i malumori sono stati confermati.
“Nessuno rispetta i divieti, nessuno si pone il problema che noi dobbiamo transitare con le auto o con i mezzi agricoli – dicono a Cavezzana – una situazione insostenibile che ha bisogno di interventi definitivi che chiediamo da tempo ma che non arrivano. Il prossimo anno potremo arrivare a chiudere tutti gli accessi privati, sia in auto che a piedi: è una possibilità che abbiamo preso in seria considerazione”.
Se la chiusura fosse messa in atto per accedere a Giaredo ci sarebbe la necessità di organizzare itinerari alternativi a quelli che passano per il paese o che utilizzano la strada che scende dalla Valunga.
Il tema torna quindi ad essere quello di proposta più ampia: gli Stretti hanno dimostrato di essere una risorsa importante, un luogo di forte richiamo, ma il cui utilizzo a fini turistici sta creando molti problemi che chiedono soluzioni.

Paolo Bissoli