Vita e morte strette in unico anelito di speranza

Ogni anno, la fede e la tradizione ci invitano alla commemorazione dei defunti. Famigliari e amici il cui ricordo ci affligge; la cui mancanza, a volte, non ci dà pace. La morte è un fatto ineluttabile.
È un’esperienza tragica per chi crede che essa ponga assolutamente fine alla nostra esistenza cancellando di noi, per sempre, ogni traccia nel creato.
Un avvenimento doloroso, ma aperto alla speranza per chi invece, credendo nel Cristo risorto, ritiene che la morte sia solo un passaggio dalle ombre e dalle immagini alla Verità, che è Dio.
La morte, insomma, è inserita nella vita, è parte di essa; è il momento decisivo che ci immette in una realtà nuova, sconosciuta ma certamente felice perché, per i cristiani, segna il ritorno al Padre.
Per questo, pur nel dolore del distacco, va vissuta nell’ottica della fede. Anche se ad essa, come alla nascita, si accompagnano dolore e paura.
Un tempo queste certezze alimentavano la vita e la “pietas” di ogni credente. Oggi non è più così.
La nostra società vuole bandire dai nostri pensieri quello della morte, per non gettare ombre di mestizia sul banchetto del piacere.
Eppure, è certo che se sul nostro presente aleggia un pesante clima di morte, è proprio perché ci siamo prefissati orizzonti totalmente terrestri.
Pensiamo alla droga, non solo a chi ne fa uso ma a chi la spaccia e non teme di diffondere terrore, violenza e morte, per gli enormi profitti che da essa può trarre.
Pensiamo alla criminalità: ogni violenza è ritenuta lecita quando serve a soddisfare l’insana passione di denaro e potere.
Pensiamo alle guerre, ai profughi, schiacciati da ogni sorta di spoliazione e di sfruttamento.
Ma pensiamo anche alle quotidiane violenze di ogni genere fra le mura domestiche a danno di donne, bambini, vecchi, disabili, che impediscono un sereno contatto con la vita, arrivando addirittura a sopprimerla.
La ricorrenza liturgica dei defunti, la nostra visita silenziosa alle tombe, le preghiere di suffragio possano aiutarci a riflettere anche sulle tante tragiche morti dovute alla violenza di uomini su altri uomini.
La festa di Ognissanti e la commemorazione dei defunti riaccendano in noi la speranza che non delude.

Ivana Fornesi