Uomini, donne, bambini e non animali
Migranti (Foto: AFP/SIR)

“Settembre, andiamo. È tempo di migrare. / Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori / lascian gli stazzi e vanno verso il mare”. Così inizia la poesia del ‘vate’ D’Annunzio sui pastori e sulla tradizionale pratica della transumanza nella sua terra. La citazione di per sé sarebbe, quindi, dotta; peccato che i vocabolari indichino come protagonisti di questa “migrazione stagionale… animali di grossa e media taglia” e non esseri umani. È proprio su questo che l’espressione usata dal giornalista Andrea Giambruno nella puntata di venerdì scorso di Diario del giorno su Rete 4 scade in espressione offensiva. Al di là delle scuse poi presentate a “queste persone” (i migranti ndr), al pubblico da casa e all’azienda che lo ospita, restano i dubbi sul fatto che non di un errore linguistico (nel quale tutti possiamo incorrere) si sia trattato ma dell’affiorare di un’idea, se non di una ideologia, che molto bene si sposa con le scelte che il governo sta facendo da mesi in tema di migrazioni epocali… umane. Il fatto che Giambruno sia il compagno di Giorgia Meloni non accresce in sé la gravità del fatto, in quanto giornalista non vincolato a lei nell’esercizio della sua professione.

Né si può pretendere che la presidente del Consiglio possa stare dietro a tutte le gaffe dei suoi collaboratori o delle persone in qualche modo vicine a lei (lo aveva detto in occasione di un’altra uscita infelice del suo compagno che non sarebbe più tornata ad occuparsi di fatti di questo tipo). Specie, aggiungiamo noi, se impegnata a commentare fatti ben più importanti: per esempio uno spot pubblicitario! Sia pure con la cautela di cui sopra, il corto circuito tra privato e pubblico sembra però inevitabile. Si può riconoscere alla Meloni il diritto di scegliere gli argomenti su cui intervenire, ma ci sono temi sui quali un giudizio netto potrebbe contribuire a fare chiarezza. E tra questi, al primo posto, si trova proprio quello dei migranti. A parte i vari decreti tutti pensati in termini punitivi, senza mai lasciare spazio all’accoglienza, è risultato che martedì mattina, in occasione della manifestazione organizzata a Lampedusa in ricordo del naufragio del 2013, il governo abbia brillato per la sua assenza. Anche in questo caso, un uso maldestro dell’agenda o non, piuttosto, la conferma di una insensibilità più volte dimostrata nei confronti di chi rischia la vita – e tante, troppe volte la perde – nei viaggi della disperazione? La gara che si è innescata all’interno del governo su chi è più determinato a fermare gli sbarchi (proposito ormai transitato nella sfera dei sogni o degli incubi) rischia di presentare il nostro come un Paese privo di ogni sensibilità al riguardo e, inoltre, di allontanare ogni giorno di più il momento in cui i Paesi dell’Ue giungeranno ad una posizione comune capace di avviare una vera politica migratoria.

Antonio Ricci