Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero

Domenica 9 luglio – XIV del Tempo Ordinario
(Zc 9,9-10; Rm 8,9.11-13; Mt 11,25-30)

“Come tutta la dottrina di Gesù insegna l’amore, così tutta la sua vita non insegna che la mansuetudine. Così Cristo ha regnato, così ha combattuto, così ha vinto, così ha trionfato” (Erasmo).
1. Io sono mite e umile di cuore. La misericordia per l’uomo ferito da soccorrere ha messo le ali ai piedi di Gesù, il quale durante il suo ministero sentì intensamente la compassione per coloro che lo seguivano: “Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore”. Questo suo atteggiamento continua nella missione che ha affidato ai suoi: “Andate e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio”. Essere operatore di misericordia è pertanto connaturale alla vita del discepolo, perché il missionario di Gesù è contagiato dalla medesima misericordia compassionevole e muove i passi verso i fratelli per portare il perdono dei peccati. Nel mondo dell’efficienza e privo di misericordia, il cristiano vive in mezzo alla propria gente come testimone e ministro della misericordia di Dio, e la testimonianza che rende è più contagiosa dell’apologetica e più forte della paura dell’inferno.
2. Imparate da me. Gli uomini sono destinatari della misericordia di Dio; ma la misericordia di Dio cerca un riscontro: trasforma l’uomo, affinché anche lui diventi misericordioso. Il perdono ricevuto comporta l’essere misericordiosi verso il prossimo, per evitare il severo rimprovero di Gesù: “Servo malvagio, non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Misericordia ricevuta e misericordia da rendere non sono due cose separate, ma inscindibilmente unite, sono due aspetti della stessa medaglia. Il cristiano si comporta come Dio si è comportato con lui, e fa agli altri ciò che Dio ha fatto a lui. Da Dio ha ricevuto senza alcun merito, perché nel regno della grazia domina soltanto la legge dell’amore per Dio e la fede salvifica nella sua misericordia. Di conseguenza, come dice l’apostolo: Il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà avuto misericordia.
3. Troverete ristoro per la vostra vita. Gesù non assomiglia agli intellettuali o ai leader di turno che presi dall’affermazione della propria persona non prendono in considerazione le vicende della gente comune. Gesù cerca il contatto con tutti per offrire la sua amicizia e il suo ristoro. Ai primi due discepoli che gli domandano dove abita, egli risponde invitandoli a seguirlo e offre loro la sua dimora. Quando la Samaritana giunge al pozzo, egli l’avvicina chiedendole da bere. Va incontro ai peccatori per creare con loro quella intimità che regna fra i convitati ad un medesimo pranzo, e la sua venuta nel mondo consiste tutta nella ricerca della pecora perduta per offrirle il perdono e riportarla al riparo nell’ovile.

† Alberto