Mentre i fiumi si stanno ritirando, inizia la triste conta dei danni
Un vero e proprio bollettino di guerra è quello che ha accompagnato, nei giorni scorsi, l’evolversi della situazione in Romagna, dove piogge eccezionali hanno causato lo straripamento di 21 fiumi (altri 22 hanno superato il livello di allarme) in 35 comuni e disseminato di frane ben 48 comuni situati tra Reggio Emilia e Rimini.
Ingenti i danni ad ogni livello: dalle infrastrutture alle industrie e aziende agricole, alle migliaia di case allagate. Quattordici sono le vittime accertate, tra i 30 e i 40mila gli sfollati.
Per dire l’eccezionalità dei fatti, è stato rilevato che, sui crinali e sulle colline forlivesi, in 48 ore si sono registrati picchi di 300 millimetri di pioggia; tra i 150 e i 200 sulle colline e montagna ravennati e sul settore orientale del bolognese; 150 millimetri sulla pianura cesenate e forlivese. Regione, governo e Croce Rossa hanno messo in campo tutte le forze disponibili, supportate dai mezzi necessari ad operare gli interventi di messa in sicurezza delle persone. Più di 1.000 volontari si sono uniti a protezione civile, Vigili del Fuoco e forze dell’ordine.
Per fortuna (se così di può dire) dalla giornata di martedì 23, le televisioni e i giornali hanno cominciato a diffondere immagini dei fiumi ancora in piena ma rientrati nei loro alvei. Diverso il discorso per i terreni e questo vale sia per le città colpite che per le campagne.
Si è iniziato ad usare le idrovore per drenare più velocemente l’acqua, ma è difficile determinare con una qualche approssimazione credibile la durata degli interventi.
Dopo il grande spavento e i tanti interventi di emergenza, si comincia a ragionare di danni (per ora difficili da quantificare in modo anche solo approssimativo).
“Siamo pronti a fare la nostra parte. Le prime risorse saranno per l’emergenza e per tutti i provvedimenti necessari ad esentare le aziende e i cittadini dal pagamento delle imposte” ha scritto Giorgia Meloni su Fb al rientro da una visita sui luoghi dell’alluvione compiuta “per vedere di persona la difficile situazione in cui si trova questa terra”. Successivamente ha dichiarato che sarà necessario raschiare il fondo del barile per trovare i fondi necessari alla ricostruzione.
Il Ministero infrastrutture e Trasporti (Mit) ha annunciato aiuti economici per 1,7 milioni per interventi urgenti a favore dei Comuni flagellati dagli effetti del maltempo e 1,35 per interventi di sistemazione di strutture delle Forze dell’Ordine e in generale di presìdi di sicurezza.
Il governo annuncerà ulteriori interventi al termine di una riunione convocata ad hoc. Intanto, per diversità di vedute nella maggioranza, ci sarebbe un rallentamento nella nomina del commissario straordinario per la ricostruzione.
Mentre Fdi e Fi opterebbero per assegnare l’incarico al presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, la Lega si è dichiarata contraria ad assegnare gli interventi di ricostruzione a chi è ritenuto essere parte responsabile negli esiti disastrosi dell’alluvione.
Nei primi giorni del disastro, sono giunte le parole di conforto dei vescovi della diocesi più colpite. Mons. Livio Corazza, vescovo di Forlì, rimasto bloccato per due giorni in seminario, dove vive, ha parlato di “un impasto di fango e di speranza”, sottolineando la presenza, tra i soccorritori, di volontari di “Scout, Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, coordinati dalla Caritas diocesana”.
Il vescovo di Cesena-Sarsina, mons. Douglas Regattieri, ha deciso di non partecipare all’Assemblea generale della Cei in corso a Roma ed ha evidenziato la presenza di “un esercito di giovani volontari, angeli del fango venuti da tutta Italia per dare una mano… Un bel segnale di speranza di rinascita per tutta la regione”.
Dall’albicocca di Imola alla fragola di Romagna: a rischio le aziende e l’occupazione
Albicocca di Imola fragola di Romagna, grano Senatore Cappelli, ciliegia di Cesena, maiale mora romagnola, con l’alluvione che ha colpito il territorio romagnolo sono a rischio, oltre alla biodiversità salvate dall’estinzione con fatica e impegno degli operatori del settore, 5mila aziende agricole impegnate nei diversi tipi di coltivazioni (per un valore commerciale di 1,5 miliardi di euro) che distinguono quel territorio e, con esse i posti di lavoro di un numero stimato di 50mila addetti.
L’alluvione ha sommerso i campi coltivati a Senatore Cappelli, un varietà di grano duro antico che ha più di 100 anni, con la perdita di almeno 4 milioni di quintali di prodotto. Sta mettendo in ginocchio i frutteti, “soffocando” le radici degli alberi fino a farle marcire: si parla di quasi 15 milioni di piante tra pesche e nettarine di Romagna Igp, albicocche Reale e Val Santerno di Imola, Ciliegie di Cesena, fragole di Romagna pere, susine, mele, kiwi, kaki.
Preoccupa anche la situazione dei 250mila bovini, maiali, pecore e capre allevati nelle stalle della Romagna alluvionata; oltre a quella di circa 400 allevamenti di polli, galline da uova e tacchini dove ci sono migliaia di animali morti e affogati.