“Nessuno potrà possedere la Città Santa in via esclusiva”

Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, sul futuro di quel territorio martoriato dalla violenza: “è da sempre e sempre resterà casa di preghiera per tutti i popoli”

Gerusalemme, 2 aprile: Domenica delle Palme, basilica del Santo Sepolcro (Foto Custodia Terra Santa)

Al termine della processione delle Palme che si è svolta nel pomeriggio di domenica nella Città Santa – compiendo il percorso che va dalla chiesa di Betfage, alla chiesa di Sant’Anna, presso la porta dei Leoni – il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa ha ribadito che “nessuno potrà possedere Gerusalemme in maniera esclusiva”. Nel cortile della chiesa, Pizzaballa ha ricordato, ai tanti fedeli accorsi, che “Gerusalemme non è solo conflitto e divisione, non è solo tensione politica e religiosa, non è solo possesso ed esclusione. È anche luogo di incontro, di fede, di preghiera, di gioia, di comunione e di unità”.

Mons. Pierbattista Pizzaballa

“Abbiamo assistito in queste ultime settimane a tanti episodi di violenza in questa città, anche contro chiese e simboli cristiani – ha affermato il patriarca -. Ma non dobbiamo avere paura di quanti vogliono dividere, di quanti vogliono escludere o vogliono impossessarsi dell’anima di questa Città Santa. Non ci riusciranno, perché la Città Santa è da sempre e sempre resterà casa di preghiera per tutti i popoli (Is 56,7), e nessuno la potrà possedere in maniera esclusiva. Come continuo a ripetere, noi apparteniamo a questa città e nessuno ci può separare dal nostro amore alla Città Santa, così come nessuno ci può separare dall’amore di Cristo”.
Da Pizzaballa anche un monito: “A quanti vogliono dividere, noi rispondiamo con il desiderio di costruire unità. A quanti esprimono odio e disprezzo, noi risponderemo con la forza risanatrice dell’amore, a quanti vogliono escludere noi risponderemo cercando di incontrare e di accogliere. Noi non rinunceremo mai al nostro amore per ciò che questa Città rappresenta – ha aggiunto Pizzaballa –. Essa è il luogo della morte e risurrezione di Cristo, il luogo della riconciliazione, di un amore che salva e che supera i confini di dolore e di morte. E questa è anche la nostra missione come Chiesa di Gerusalemme: costruire, unire, abbattere barriere, sperare contro ogni speranza, testimoniare con serena fiducia uno stile di vita libero dai lacci di qualsiasi forma di paura”.
Perciò, è stata la conclusione, “nel nostro cuore, nel cuore dei cristiani di Gerusalemme, non c’è spazio per odio e per rancore. Noi non vogliamo odiare, né disprezzare. L’amore di Cristo che ci ha conquistato è più forte di qualsiasi esperienza contraria. E questa è e resta la nostra forza e questa sarà sempre la nostra testimonianza, nonostante i nostri tanti limiti. Non scoraggiamoci, dunque. Non perdiamoci d’animo. Non perdiamo la speranza. E non abbiamo paura, ma alziamo lo sguardo con fiducia e rinnoviamo ancora una volta il nostro impegno sincero e concreto di pace e di unità, con salda fiducia nella potenza dell’amore di Cristo”.
Al termine la folla dei fedeli è stata benedetta con la reliquia della croce. Alla processione hanno partecipato anche i frati francescani della Custodia di Terra Santa che hanno animato tutto il percorso con canti e musica, accompagnando nel cammino il Patriarca, il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton e mons. Tito Yllana, nunzio apostolico in Israele e Cipro e delegato in Gerusalemme e Palestina, e numerosi religiosi e autorità di altre confessioni cristiane.
La processione da Betfage a Sant’Anna era stata preceduta, la mattina, nella basilica del Santo Sepolcro, da una processione e dalla Messa della Domenica delle Palme, presieduta dal Patriarca, che ha dato inizio alla Settimana Santa. All’interno dell’edicola del Santo Sepolcro, Pizzaballa ha benedetto le palme, provenienti da Gerico, e i rami delle piante di ulivo del Convento francescano di San Salvatore. Una volta distribuiti ai fedeli, è iniziata la tradizionale processione attorno al Sepolcro caratterizzata da tre giri intorno all’edicola, numero che ricorda i giorni trascorsi tra la morte e la resurrezione del Cristo.

Agensir