I raffinati paramenti liturgici di Niccolò V: di “incalcolabile valore”

Inaugurata a Fivizzano la mostra “Panni Aurei Vellutati” con i paramenti indossati dal Papa lunigianese il 24 maggio 1450 nella cerimonia di canonizzazione di Bernardino da Siena

Il Parato in mostra a Fivizzano nel Museo di San Giovanni fino al 21 maggio

Sul letto di morte, come scrive il suo biografo Giannozzo Manetti, nel discorso tenuto ai cardinali riuniti, Niccolò V, oltre a dire “di aver rafforzata, riformata e… liberata dal scisma e dai debiti la Santa Romana chiesa”, affermava anche di “averla arricchita con le più belle opere e di arte ricca di perle e pietre preziose”.
Non poteva non avere in mente, piace crederlo, anche i “Panni Aurei Vellutati”, i paramenti che le città di Siena e dell’Aquila realizzarono per lui in occasione della canonizzazione di San Bernardino da Siena, avvenuta il 24 maggio 1450; il santo, unico ad essere elevato agli altari da papa Niccolò V, a Massa Marittima di Siena era nato e all’Aquila morì nel 1444.
Lo ha evidenziato sabato 25 marzo a Fivizzano don Bernardo Marovelli nel suo intervento introduttivo all’inaugurazione della mostra del Parato, che rimarrà nel Museo di arte sacra di San Giovanni degli Agostiniani fino al prossimo 21 maggio (visitabile tutti i giorni feriali dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 17,30 e la domenica dalle 15 alle 19, grazie alla disponibilità degli amministratori).
Erano in molti, semplici cittadini ed amministratori di Fivizzano, ma anche di altri Comuni lunigianesi e delle province limitrofe, i presenti alla cerimonia, resa possibile per essere riuscito il sindaco Gianluigi Giannetti, sostenuto dai suoi collaboratori, a coinvolgere le varie associazioni del territorio ed altre Istituzioni. Il ritorno del Parato a Fivizzano, infatti, è stato il frutto di un lavoro di squadra continuo e pressante, come è stato ribadito un po’ in tutti gli interventi: del sindaco, dell’assessora alla Cultura Francesca Nobili, del responsabile dell’Ufficio Cultura Francesco Leonardi, organizzatore dell’evento, insieme alla direttrice del Museo Diocesano di Sarzana, Barbara Sisti.

Il ritorno del Parato a Fivizzano (già era avvenuto alcuni anni fa) ha riportato la memoria sulle vicende delle sue peregrinazioni. Nel 1583 viene donato, grazie a padre Agostino Molari di Posara, confessore di Papi, alla chiesa di San Giovanni Battista di Fivizzano, dove rimane per 350 anni. Soppresso il convento che lo ospitava, il Comune divenne proprietario dell’edificio e di tutto ciò che conteneva, compresi i paramenti, che nel 1937 vengono ceduti allo Stato per 20.000 lire, serviti al Comune per costruire le scuole distrutte dal terremoto.
Una volta restaurato, a Firenze, dove era stato portato in treno, e terminata la guerra, il 28 febbraio del 1946 entra a far parte del Museo Nazionale del Bargello. Il Comune ha tentato più volte di farlo rientrare definitivamente a Fivizzano, ma tutte le richieste sono state rifiutate. Il sindaco Giannetti ha, però, dichiarato che non ha perso tutte le speranze e che ci riproverà.
Ma che cosa rende così grande l’interesse per queste vesti liturgiche? Innanzitutto perché furono indossate da Niccolò V, il Papa fivizzanese di nascita, secondo alcuni, per altri sarzanese, sicuramente figlio di Andreola dei Bosi della Verrucola e di Bartolomeo Parentucelli, da tutti considerato Papa dottissimo, che rese un grande servizio alla Chiesa ed anche alla città di Roma. Il parato, poi, è un’opera d’arte la cui valutazione in termini monetari, come ha detto il Sindaco, è tanto alta da non potersi pronunciare.
Lo rendono così prezioso, “una vera opera d’arte, i velluti utilizzati, capolavoro dell’arte tessile fiorentina, velluti istoriati, con figure tessute in seta e oro o ricamate, caratterizzate dalla presenza di motivi floreali”. In una formella compare San Bernardino, in altri figurati sono ripridotte scene tratte dai Vangeli. I visitatori difficilmente riescono a staccarsi dall’ammirare la raffinatezza, l’arte, la bellezza, la specializzazione, la tecnica con cui sono stati realizzati i paramenti, che qualcuno è stato richiamato dal tentativo di poterli toccare. Andreino Fabiani