
Domenica 19 febbraio – VII del Tempo Ordinario
(Lv 19,1-2.17-18; 1Cor 3,16-23; Mt 5,38-48)
Anche oggi come domenica scorsa la liturgia ci propone l’osservanza della legge non in maniera esteriore, ma secondo l’insegnamento di Gesù. Egli non ci parla di prescrizioni e di proibizioni, ma si propone come esempio di vicinanza, di tenerezza, di amore che ci fa avvicinare alla perfezione del Padre celeste.
1. Non opponetevi al malvagio. La legge di Mosè è simile alla legge del taglione, comune alle civiltà antiche, e prevedeva una pena proporzionata all’offesa: tale il danno, tale la pena. Per quanto dura possa sembrare questa legge, a suo tempo era un progresso considerevole di fronte alla smisuratezza della vendetta individuale. Leggiamo nel libro della Genesi che Lamec dice alle sue mogli: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido”. Però anche se sembra legittimo che la punizione sia proporzionata all’offesa, Gesù predica una giustizia più alta di quella che proporziona la punizione all’offesa, perché la vendetta, per quanto sia regolamentata, rischia sempre di incentivare la spirale della violenza. La morale di Gesù dice di non replicare al male con il male.
2. Amate i vostri nemici. Gesù va ancora più lontano quando dice: “non solo non opponetevi al malvagio, ma amate”. Il Primo Testamento raccomandava l’amore verso il prossimo come verso se stessi. La misura di questo amore era proporzionato alla propria persona, e per prossimo si intendeva il connazionale oppure lo straniero che si era stabilito in Israele. Per Gesù ogni uomo, anche il nemico o il persecutore, diventa prossimo. All’odio istintivo oppone l’amore concreto: accoglienza dello straniero e preghiera per i persecutori. È un’illusione? Una utopia? Veramente se guardiamo la storia vediamo che la violenza genera solo violenza. Anche le persone che in tempo di pace sono più mansuete, in tempo di guerra commettono efferatezze di ogni genere. Tutti abbiamo sotto gli occhi la moltiplicazione delle crudeltà nelle guerre attuali: la catena dell’odio e della violenza si interrompe solo con la non violenza, non quando ci si fa giustizia.
3. Siate perfetti. Gesù ha lasciato a noi cristiani il compito di essere nel mondo i testimoni del suo amore: “Amatevi come io vi ho amato. Da questo conosceranno che siete miei discepoli”. Lui ci ha dato l’esempio, ha perdonato, ci ha amati fino alla fine. Il punto di paragone del nostro comportamento non è la nostra persona o la nostra coscienza, cioè amare il prossimo come noi stessi, ma il confronto con l’esempio lasciato da Gesù e la volontà del Padre, il quale “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Il nostro comportamento non è l’osservanza di una legge, ma l’adesione a una persona, al Signore Gesù, in modo da essere perfetti della stessa perfezione di Dio, per quanto sia possibile riprodurla su questa terra.
† Alberto