Don Galeotti: “Un ‘cantiere’ sempre in attività per aggiustare e ricostruire”

Pontremoli. Intervista a don Graziano Galeotti sulle prime settimane dell’équipe sacerdotale cittadina

Don Graziano Galeotti

Abbiamo incontrato don Graziano Galeotti, moderatore dell’équipe dei parroci responsabili in solidum delle parrocchie della città di Pontremoli, per cercare di capire a che punto sia il lavoro di riorganizzazione dell’attività pastorale. Don Galeotti avvia l’intervista spiegando che “i primi passi che stiamo facendo ci permettono di ascoltare e di cercare di capire le esigenze che ci sono”. Dopo questa fase di conoscenza, “si inizieranno a stabilire dei punti di vera collaborazione”.
“Già in occasione delle Ceneri – ricorda don Graziano – è stata proposta un’unica celebrazione in duomo per tutta la città: è il ‘camminare insieme’ suggerito dal sinodo”. Questa, che qualcuno ha definito una ‘scommessa’, la collaborazione tra i quattro parroci, secondo il sacerdote è “prima di tutto necessaria. Siamo arrivati a questi cambiamenti un po’ forzati perché – parlo della Chiesa in generale – sono sempre stati visti un po’ lontani. Oggi siamo costretti, però possono diventare ugualmente salutari, se si vuole riuscire ad incidere sul territorio”. La collaborazione tra i preti può essere faticosa, certo, ma necessaria: “Ho detto ‘sì’ al Vescovo perché ci credo fortemente e penso che sia possibile; nella diversità di ogni sacerdote ma guardando a ciò che possiamo dare insieme. Per esempio, l’incontro che teniamo ogni settimana è un punto fondamentale per imparare a stare insieme, ascoltarci, vedere le difficoltà, ragionare, programmare”.
Quanto alle perplessità sul numero, giudicato da alcuni eccessivo, don Galeotti spiega: “Stiamo aspettando di sapere cosa ci dirà il Vescovo per avviare un ragionamento anche sul circondario: ci sarà un incontro tra le parti coinvolte per decidere cosa fare”. Tanto scetticismo sulla durata di questa azione pastorale, aggiunge, “fa male alla Chiesa più di tutto il resto perché la fa vedere disunita. Difficoltà ce ne sono state e ce ne saranno ma io sono fiducioso che possa esserci un superamento di tutto ciò”.

(Foto Walter Massari)

C’è già stato un incontro con i Consigli parrocchiali per gli affari economici (Cpae), mantenuti indipendenti per le singole parrocchie. Si può pensare che riguardino un ambito troppo materiale, ma, come spiega don Galeotti, “se è vero che il parroco non può e non deve fare tutto – non è questa la sua prima missione in seno alla comunità -, allora è bene che la gestione quotidiana della amministrazione di una parrocchia sia condotta da organismi composti da laici, poi insieme si affronteranno gli interventi straordinari”.
“In un altro incontro con i catechisti abbiamo parlato non solo dei problemi ma anche delle cose belle che sono state fatte, di ciò che stanno facendo, se il servizio è fatto con gioia; nei prossimi mesi si dovrà iniziare a parlare di organizzare insieme questa importante attività. Nella quaresima ci saranno due incontri di formazione sul documento Cei ‘Incontriamo Gesù’; saranno tenuto da don Pietro, che già ha svolto questo compito per la diocesi ed ora lo ripeterà per la nostra unità pastorale. Per il dopocresima, sarà impegnato don Jules, che è già vicedirettore dell’ufficio diocesano per la Pastorale giovanile. Un modo per ricordarci il collegamento con la diocesi”.
Si dovrà anche riflettere sulle attività estive e sul Centro giovanile. C’è, poi, tutto il campo della pastorale generale: dai sacramenti alle celebrazioni, alla formazione. “Abbiamo già definito, spiega, che le figure dei parroci siano per tutta la città, attraverso un calendario che stabilisce la loro alternanza nelle varie parrocchie. Si arriverà anche alla costituzione di un Consiglio pastorale unico: l’organismo che impianterà il vero ‘cantiere’ per la revisione e la definizione delle scelte”.
Un impegno irrinunciabile sarà quello del recupero dei contatti con le nuove generazioni “e questo rimanda alla necessità del recupero di un rapporto con le famiglie. Si vede già nell’età del catechismo: li portano in parrocchia – a volte si potrebbe dire che ‘li parcheggiano’ – ma è difficile riuscire a coinvolgerle. La parrocchia deve fare la sua parte ma non può sostituirsi alla famiglia. Il catechismo va bene, la partecipazione alla Messa è importante ma altrettanto importante è che questi ragazzi imparino a respirare di nuovo la comunità cristiana. Subito dopo la Cresima c’è il distacco netto perché non c’è stato un vero aggancio con la comunità”.
Dovrà esserci un impegno anche per favorire la partecipazione attiva dei fedeli alle celebrazioni perché il rischio è che tante volte certe celebrazioni ufficiali siano un po’ “ingessate”. “La bellezza di una celebrazione sta nella semplicità e nella partecipazione. ‘Solenne’ può andar bene ma la liturgia deve essere partecipata, se no torniamo al ‘vado a sentir messa’ di una volta”. In conclusione, i laici possono contare sul loro coinvolgimento? “Ritengo proprio di sì. Questo è il cammino da fare e non è soltanto una prospettiva, ma un qualcosa che è già in atto. Richiede i suoi tempi ma al cuore della questione c’è proprio questo”.

Antonio Ricci