La pace sembra una chimera

“La Russia ha sbagliato i calcoli. Il crollo dell’Ucraina non è avvenuto e non avverrà. L’Ue è più unita che mai. E i legami transatlantici sono più stretti che mai”. Così parla il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in visita a Kiev, rivolgendosi ai membri della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino.
C’è enfasi nelle parole che cercano di tranquillizzare il popolo ucraino perché la guerra sta logorando lentamente la tenuta della solidarietà internazionale, anche perché non si vede alcuna possibilità di iniziative diplomatiche vere. La guerra sul terreno, a causa del generale inverno, è in una fase di stallo ma continua lo stillicidio di missili russi su una popolazione pressoché inerme, che pure ha mostrato di essere al di sopra di ogni aspettativa.
Ma il fronte degli alleati ha subito un certo raffreddamento dal tentennamento della Germania nel fornire i 300 Leopard che potrebbero dare ossigeno all’esercito di Kiev. In Europa c’è un fronte più bellicista costituito da Gran Bretagna, Polonia e Paesi Baltici, che, tranne la prima, più di altri hanno sperimentato nel secolo scorso le “premure” della madre Russia e non sopportano neppure il pensiero che si possa ripresentare una situazione smile a quella già vissuta. Al momento sembra che la Germania si sia addolcita, dichiarando di non interferire sulla possibilità di invio di quei Leopard da parte dei Paesi che ne hanno la disponibilità.
Il tempo stringe. Zelensky ricorda che, mentre in Europa si parla, in Ucraina si muore. Non è il solo a parlare di urgenza: anche l’intelligence americana ritiene che al più presto a febbraio, al più tardi in primavera ci sarà un’offensiva russa ad ampio raggio con 250.000 nuovi militari e la minaccia di altri 500.00 di supporto. C’è da pensare che questa volta non si tratterà di operazioni “alla carlona” come nella prima ondata. Per questo il tempo è prezioso.
Di fronte a questo orizzonte drammatico, la parola “pace” è scomparsa dal panorama degli incontri ad alto livello. A Ramstein, in Germania, si è svolto l’ottavo incontro del gruppo di contatto per l’Ucraina con il segretario della Difesa americano, Lloyd Austin, che ha affermato che “è un momento decisivo per l’Ucraina e per tutto il mondo”. C’erano i ministri della Difesa di 50 Paesi e si è parlato soltanto di armi.
Le sanzioni, seppur pesanti, sembrano non aver indebolito l’economia della Russia più di tanto e non si hanno notizie di divisioni all’interno del Cremlino, anche se è difficile sapere come stanno le cose da quelle parti. In questo momento la diplomazia ha abdicato alle sue funzioni. Le sorti dell’Ucraina, ma anche dell’Europa e della Russia, sono affidate alle armi. È triste, ma è così. La pace, per ora, è una chimera. E le certezze di Charles Michel non sono così solide come vorrebbe far apparire.

Giovanni Barbieri