La Cortina e la Torre di Cacciaguerra: un bene da tutelare e valorizzare

Dal convegno di Pontremoli un percorso per capire lo stato di salute del Campanone

Il tavolo dei relatori con, da sinistra, la vicepresidente della Provincia, Elisabetta Sordi, il sindaco Jacopo Ferri, Mattia Olivieri, Antonella Siaisi, Carmelo Gentile, Emanuela Curadi, Fabrizio Boni e il moderatore Paolo Bissoli, (foto Walter Massari)
Il tavolo dei relatori con, da sinistra, la vicepresidente della Provincia, Elisabetta Sordi, il sindaco Jacopo Ferri, Mattia Olivieri, Antonella Siaisi, Carmelo Gentile, Emanuela Curadi, Fabrizio Boni e il moderatore Paolo Bissoli, (foto Walter Massari)

Non un incontro celebrativo in occasione dei 700 anni della Cortina e della Torre di Cacciaguerra, bensì un appuntamento soprattutto scientifico per conoscere meglio queste strutture e capire quale sia il loro stato di salute. Il convegno di sabato scorso, 12 novembre, è stato promosso e organizzato dal nostro settimanale con il Comune di Pontremoli e la partecipazione dei Club locali di Lions e Rotary e della cooperativa di servizi turistici Sigeric.

La relazione dell’arch. Fabrizio Boni (foto Walter Massari)
La relazione dell’arch. Fabrizio Boni (foto Walter Massari)

Cinque le relazioni che si sono susseguite spaziando dalla storia del “muro” che nel 1322 divise in due il borgo medievale di Pontremoli, alle aspettative che i turisti hanno quando “scoprono” il Campanone entrando nelle piazze del centro storico, fino all’illustrazione di quelle che sembrano poter essere le criticità di manufatti così antichi. Ma anche i metodi di analisi e di studio che impegneranno i tecnici nei prossimi mesi. Settecento anni fa Pontremoli era molto diversa da quella che vediamo oggi: il borgo era chiuso, difeso dal torrente Verde e dal fiume Magra, contava ben sei porte che se sbarrate precludevano il transito da e per i passi dell’Appennino. Quando Castruccio Castracani degli Antelminelli prende possesso di Pontremoli la comunità è divisa in fazioni: la lotta tra Guelfi e Ghibellini è aspra e sanguinosa e il capitano lucchese decide di separarli fisicamente. Siamo nella primavera del 1322 quando inizia la costruzione della “Cortina”, un muro alto con una base solida, che corre da un corso d’acqua all’altro, difeso da tre torri. Ne ha parlato l’arch. Fabrizio Boni, laureatosi alla fine degli anni Novanta proprio con una tesi sul “Cacciaguerra” sotto la straordinaria guida del prof. Tiziano Mannoni, padre di quell’archeologia dell’architettura che ha portato a studiare anche quanto è visibile con la metodologia applicata alle ricerche di ciò che è nascosto dal terreno. “La costruzione della Cortina in quel grande spazio libero che esisteva al centro del borgo è stato un grande condizionamento per lo sviluppo urbanistico di Pontremoli – ha spiegato l’arch. Boni – che ha portato anche alla divisione funzionale, con il potere religioso a nord e quello civile a sud come ancora oggi si può verificare”. Il tempo ha visto addossare molti edifici alla Cortina, ma il muro resta ben solido all’interno di essi e in qualche tratto è visibile anche dall’esterno; una torre, quella sul Verde, è stata demolita, quella sulla Magra è l’attuale campanile del Duomo, mentre quella centrale, sopraelevata in due occasioni, è la torre civica di Pontremoli.

L'intervento di Mattia Olivieri (foto Walter Massari)
L’intervento di Mattia Olivieri (foto Walter Massari)

Ma come reagisce il turista che si trova davanti al “Campanone”? Il dott. Mattia Olivieri, guida turistica di “Sigeric”, ha spiegato che al primo impatto la pensa legata alla Cattedrale, ma su tutto prevale il fascino di quel Medioevo che viene consapevolmente a cercare a Pontremoli e che vede rappresentato sia nel castello del Piagnaro che, appunto, nella torre di Cacciaguerra. Naturalmente non percepisce che esista ancora un muro, ma quasi sempre manifesta il desiderio di salire sul Campanone. “Da lassù – ha commentato il dott. Olivieri – si gode di una visione particolare di Pontremoli e ci auguriamo che in futuro ci sia la possibilità di una fruizione almeno parziale da parte dei turisti perché sarebbe un ulteriore elemento che arricchisce il patrimonio culturale disponibile”.

La relazione della prof. Antonella Salsi (foto Walter Massari)

Un convegno impreziosito dalla partecipazione di due docenti del Politecnico di Milano che ben conoscono la torre civica pontremolese e che nei prossimi mesi collaboreranno allo studio e alle analisi per stabilirne il grado di salute e come affrontare i problemi esistenti. La prof.ssa Antonella Saisi ha svolto una relazione di carattere generale per far comprendere, quando si parla di torri, con che cosa si ha a che fare, per quali funzioni esse erano state costruite, quali siano le problematiche che si devono affrontare a secoli di distanza dalla loro costruzione. “È necessario – ha spiegato la docente del Politecnico – definire caso per caso le prassi di studio e monitoraggio” perché ogni torre è diversa dall’altra, per i materiali impiegati, per la storia e le modificazioni che ha avuto, per le condizioni delle aree limitrofe. E poi ci sono le aggressioni fisiche che derivano dalla lunga esposizione agli agenti atmosferici, i deterioramenti, i terremoti. Dunque bisogna procedere al controllo dello stato della struttura che può essere periodico e programmato oppure necessario dopo eventi particolari come appunto le scosse di un sisma. Essere consapevoli che il “Campanone” ha bisogno di attenzione è un dovere di tutta la comunità; proprio perché è parte di un’opera straordinaria che ha ben pochi confronti e deve essere quindi tutelata e valorizzata come merita.

Paolo Bissoli

L’architetto Emanuela Curadi ha presentato alcuni rilievi effettuati sulla struttura mentre il prof. Gentile, del Politecnico di Milano, ha illustrato il monitoraggio dinamico che, tra circa un anno, dovrebbe dare risposte chiare sullo stato di conservazione della torre Civica

Un monitoraggio per conoscere lo stato di salute del Campanone

 

Il tavolo dei relatori con, da sinistra, il sindaco Jacopo Ferri, Mattia Olivieri, Paolo Bissoli, Antonella Siaisi, Carmelo Gentile, Fabrizio Boni e Emanuela Curadi (foto Walter Massari)
Il tavolo dei relatori con, da sinistra, il sindaco Jacopo Ferri, Mattia Olivieri, Paolo Bissoli, Antonella Siaisi, Carmelo Gentile, Fabrizio Boni e Emanuela Curadi (foto Walter Massari)
Il prof. Carmelo Gentile (Foto Walter Massari)
Il prof. Carmelo Gentile (Foto Walter Massari)

Il convegno non ha abbracciato solo la storia del Campanone ma, del resto come da titolo del convegno, si è incentrato anche sulla conservazione e le prospettive della torre Civica. Sullo stato di salute dello storico edificio e sui monitoraggi da effettuare per conoscere più a fondo la situazione, si sono quindi concentrati gli interventi dell’architetto Emanuela Curadi, e dei docenti del politecnico di Milano Antonella Salsi e Carmelo Gentile. La Curadi ha presentato delle suggestive immagini realizzate con il drone che hanno permesso di scandagliare visivamente le quattro facciate della struttura. Immagini che hanno permesso di osservare, sul lato nord, delle macchie marroncine che altro non sono che licheni che sono cresciuti sopra le pietre della struttura. Licheni che, a lungo termine, possono creare fenomeni di fratturazione della pietra stessa. La Curadini ha poi ricordato come nel 1642 il Campanone sia stato attraversato da un fulmine e questo è testimoniato da due nicchie, una sul lato nord e una sul lato sud, (dedicate rispettivamente a San Francesco e alla Madonna) apposte dai pontremolesi nell’incavatura della struttura causata dal fulmine stesso. Dai prospetti realizzati con il drone risulta che “fortunatamente non ci sono dei fuori piombo” (ovvero quando la struttura non è perfettamente perpendicolare rispetto al piano d’appoggio). La Curadi ha poi incentrato il suo intervento sui rilievi del quadro fessurativo con la presenza di crepe abbastanza profonde nel lato est e ovest, fessure che salgono verticalmente in corrispondenza delle feritoie, fermandosi solo poco prima della cella campanaria. Anche sul lato nord e sud sono presenti delle fessure ma meno profonde e lunghe. Hanno bisogno di controllo anche le catene, disposte su quattro livelli, soprattutto quelle di sezione quadrata che sono le più antiche.

L'intervento del sindaco di Pontremoli, Jacopo Ferri. (Foto Walter MassarI)
L’intervento del sindaco di Pontremoli, Jacopo Ferri. (Foto Walter MassarI)

Su come verranno effettuati questi controlli ha relazionato il prof. Carmelo Gentile che ha evidenziato come verrà effettuato un monitoraggio dinamico della struttura, tipologia di controllo che “ha assunto un ruolo decisivo nell’ambito dei controlli non distruttivi perché consente di monitorare e valutare lo stato di salute degli edifici dal punto di vista strutturale e perché permette di misurare la risposta degli elementi strutturali sottoposti alle vibrazioni”. Il monitoraggio dinamico, in sostanza, restituisce l’identità dinamica della struttura attraverso, appunto, l’analisi modale, cioè il modo in cui la struttura reagisce alla sollecitazione delle vibrazioni. In pratica verranno collocati dei sensori, poco più grandi di un pacchetto di sigarette, nei vari piani del Campanone, che in tempo reale diranno come la struttura reagisce alle varie sollecitazioni. E per esemplificare il lavoro da svolgere, Gentile ha raccontato l’opera di studio su due torri che presentano caratteristiche simili al Campanone. Per quanto riguarda le tempistiche, il professore, sollecitato dal moderatore della tavola rotonda, Paolo Bissoli, ha evidenziato che per avere dei dati affidabili su cui fare riferimento bisognerà attendere circa un anno.

“è un passaggio importante quello che vogliamo portare avanti” ha sottolineato il sindaco Jacopo Ferri nella sua riflessione finale “abbiamo il dovere ed anche la necessità di avere dei risultati tecnici chiari che ci permettano di trarre delle conclusioni. Gli obiettivi credo siano due: primo capire cosa c’è da fare per conservare adeguatamente questo simbolo della nostra città e poi, una volta raggiunto il primo obiettivo, capire quale modalità di intervento adottare per rendere il Campanone accessibile. Per i turisti ma anche per gli stessi pontremolesi”. Per questo l’impegno ora è quello di “portare avanti questo percorso di controllo, garantire che il nostro Campanone sia in piena sicurezza e che in un futuro non troppo lontano possa essere utilizzato, assieme alle tante ricchezze presenti in città, per ampliare l’offerta turistica di Pontremoli”.

(Riccardo Sordi)