PONTREMOLI. Sala gremita nelle Stanze della Rosa per la presentazione curata dalla scrittrice Giulia Besa, dalla professoressa Caterina Rapetti e dall’architetto Mauro Lombardi
Si tratta del primo dei due volumi con i primi 65 paesi a cui presto si aggiungerà un secondo volume (l’uscita è prevista a fine anno) per un totale complessivo di 130 paesi. Dimostrazione che la Lunigiana è una terra di tanti piccoli paesi, a volte piccolissimi. Spesso arroccati in luoghi quasi inaccessibili e altrettanto spesso conosciuti solamente dai loro stessi abitanti. Però, le ridotte dimensioni il più delle volte celano un grande tesoro di storia, tradizioni e cultura. Infatti, seppure numerosi, ognuno di questi centri ha delle peculiarità che lo rendono unico. E Bissoli, nel suo intervento, ha voluto subito sottolineare questo aspetto, di come anche il paese più piccolo e disabitato “abbia la sua dignità, la sua storia, la sua tradizione”.
A dimostrazione di questo, l’autore ha citato numerosi aneddoti emersi nella sua “caccia” sia fotografica che di notizie della storia dei piccoli borghi lunigianesi. Come quella di Navola San Lorenzo, antica comunità nel guinadese, dove Bissoli si è imbattuto, quasi per caso, in una bella statua del XVII secolo di San Lorenzo martire, conservata all’interno della chiesa. Una statua che in origine si trovava nell’oratorio di San Lorenzo a Pontremoli, vicino alla chiesa di Santa Cristina. Quando l’oratorio venne sconsacrato, nel 1785, il patrimonio artistico e religioso presente venne ricollocato in altre chiese, compresa quella di Navola. E sempre nella chiesa di Navola si trova una delle più antiche campane del territorio, realizzata da tal “Giovanni”, con ogni probabilità un fonditore pontremolese, nel 1375. Una campana però, non destinata a Navola, ma alla chiesa di Campìa, non lontano dalla Cervara, da dove venne poi portata in un’epoca imprecisata.
O ancora come il paese di Cotto, nel fivizzanese, dove alla fine dell’800 il parroco volle che la cupola della chiesa riprendesse le fattezze di quella del Duomo di Pontremoli, per una chiesa di dimensioni predominanti rispetto al resto dell’abitato.
Ma il racconto di Bissoli si è intrecciato, inevitabilmente, con la storia degli uomini e delle donne del territorio, di chi ha portato avanti nel corso dei secoli le tradizioni e la vita dei piccoli paesi della Lunigiana. Una storia fatta anche di legami profondi che non si spezzano nonostante la distanza, come dimostra quanto accaduto a Bosco di Rossano, piccolo paese nello zerasco, dove una targa ricorda Camillo Menoni, emigrato in Uruguay, che portò l’acqua nel piccolo borgo contribuendo economicamente alla costruzione di una fontana pubblica.
E sono vincoli che non si spezzano neanche con la morte, come testimonia la lapide sulla facciata della chiesa di Cargalla che ricorda i caduti del paese durante la prima guerra mondiale. Infatti, sulla targa, oltre a ricordare i soldati “tradizionali” dell’esercito regio, ci sono anche due figure particolari: quelle di Ercole Dodi ed Ernesto Peselli. Il primo combatté con i Garibaldini, al fianco dell’esercito francese, nel novembre 1914, prima dell’intervento italiano mentre Peselli morì di malattia nel 1915 nello stato di Washington, con la divisa dell’esercito americano, con cui si era arruolato volontario.
L’architetto Mauro Lombardi ha invece concentrato il suo intervento sulle caratteristiche dei paesi della Lunigiana, “che sono così numerosi anche per le stagioni vivibili che ne hanno consentito l’insediamento”. Stanziamento che, inizialmente, nel periodo della dominazione dei liguri, è stato soprattutto sui crinali, sui promontori e nei pressi delle sorgenti. Poi, con l’arrivo dei romani, si è invece iniziato a colonizzare il fondo valle anche per la presenza delle vie di comunicazione. Con i Malaspina si è nuovamente abbandonato il fondovalle, per i crinali, con la creazione di borghi fortificati. Una multiformità di strutture e costruzioni “che hanno creato l’unicità di ogni paese della Lunigiana che Paolo racconta con grande maestria”.
E davvero significativa è stata la testimonianza della scrittrice Giulia Besa, che da Roma ha scelto di tornare a vivere nel paese di origine della sua famiglia, ovvero Succisa. “Il libro mi ha davvero colpito ed è riuscito a interessarmi proprio nel modo in cui chiede l’autore nella prefazione. Prima ho cercato il mio paese (scoprendo, con grande sorpresa, alcune cose che non sapevo) poi il borgo vicino ed infine mi sono persa negli aneddoti e nelle foto di paesi, alcuni per me sconosciuti”. Insomma un volume che dà modo, partendo dalla nostra realtà, di allargare lo sguardo per permettere di conoscere ed amare ancora un po’ di più la nostra Lunigiana.