L’estate, le vacanze, gli adolescenti: un tempo lungo da utilizzare al meglio
La routine invernale diventa in fretta un lontanissimo ricordo. In casa saltano gli orari della giornata, a cominciare da quello del mattino. La sveglia tende a coincidere con l’ora del pranzo e tutte le altre scansioni quotidiane slittano inevitabilmente. Ci vuole eroismo, nervi saldi e determinazione per riuscire a imporsi sui propri figli e fare in modo che diano un senso alle torride giornate estive.
Le tentazioni a cui resistere sono molte: dalle gite al mare o in montagna ai piaceri della buona compagnia, dal fresco delle piscine alle scorribande serali. Faticoso proporre attività meno ludiche, ricordare che i mesi estivi trascorreranno in fretta e che potrebbero essere impiegati in un percorso di approfondimento, maturazione e crescita personale. Vano agitare lo spauracchio del rientro a scuola. Ci sono poi i famigerati “compiti per le vacanze” da svolgere, possibilmente non in maniera forsennata nei giorni che precedono l’inizio delle lezioni. Per non parlare dei “debiti” che più di qualcuno si trascinerà per tutta l’estate fino alla fatidica data degli esami di riparazione. Insomma l’estate sembra davvero essere un percorso a ostacoli per famiglie ed educatori.
Tra giugno e settembre trascorrono tre mesi, periodo troppo lungo per essere “consacrato” alla totale inattività.
Ben vengano, quindi, corsi estivi in cui si possa imparare e socializzare. Molte sono, tra l’altro, le scuole che aprono le sedi per consentire agli studenti di partecipare ai laboratori finanziati dal Piano Miur Estate. Ben vengano anche attività che sollecitano la cooperazione e la solidarietà fra i giovani. Non siamo disposti a perdere la speranza neppure riguardo alla potenza evocativa e suggestiva di un buon libro. Tutto sta nel riuscire a penetrare quel pregiudiziale rifiuto che caratterizza molti adolescenti, poi la narrazione farà la sua parte.
Grande fiducia, possiamo riporre nell’opzione “cineforum domestico”: i film possono offrire molte occasioni di confronto. Sarebbe bene, poi, lavorare sulla più grave carenza di questa generazione: l’autonomia (pratica e di pensiero). Non dimentichiamoci, quindi, di assegnare dei piccoli incarichi, o di chiedere ai nostri figli di accompagnarci a fare la spesa, coinvolgendoli nella scelta dei prodotti e anche nella definizione del budget a disposizione. La via più efficace che conduce all’autonomia passa però attraverso la sperimentazione della realtà, senza l’intermediazione degli adulti.
Per i più volenterosi e audaci c’è tutto un fiorire di “lavoretti” veri e propri, anche remunerati, a cominciare dalle opportunità offerte dai centri estivi, dove gli adolescenti possono fare da tutor ai bambini più piccoli e sperimentare il difficile “mestiere” dell’educatore. Alcuni riescono a trovare un piccolo impiego tra i lavoratori stagionali sulle riviere, o nelle città affollate di turisti. Sperimentano così, in modo soft, un primo approccio con il mercato del lavoro e le sue regole.
Capire cosa vuol dire imparare un mestiere, acquisire delle nuove competenze e mettere in campo le proprie potenzialità significa diventare grandi e uscire dal proprio recinto. Soprattutto “cavarsela da sé” in una situazione dove non ci sono aiuti esterni e neppure il tempo di andarli a cercare. La “bella estate” per i nostri ragazzi sarà quella più ricca di stimoli e di possibilità di conoscere sé stessi, evitando di crogiolarsi soltanto nel divertimento. In questo modo potranno capire realmente chi sono e cosa vorranno diventare.
Silvia Rossetti – Agenzia SIR