Nel 1264 papa Urbano IV la istituì, Tommaso D’Aquino compose l’inno “Pange lingua”
“Canta, o mia lingua, canta il mistero del corpo glorioso e del sangue prezioso che il Re delle nazioni sparse per il riscatto del mondo”: è questo l’incipit del Pange lingua, l’inno che Tommaso D’Aquino compose per la festa del Corpus Domini, istituita nel 1264 da papa Urbano IV per dare solennità al Santissimo Sacramento. Dopo molti secoli di adesione alla fede cristiana mancava una festa che richiamasse la presenza reale di Dio nell’Eucarestia.
L’antica Messa “in Coena Domini”del giovedì santo aveva perso in parte la sua identità con l’inserimento della consacrazione degli olii sacri e della meditazione sulla Passione di Gesù. La visione mistica di Giuliana di Cornillon priora in un convento presso Liegi e il “miracolo di Bolsena” del 1263 fecero maturare la decisione di portare in processione l’ostia consacrata, rappresentazione visiva di Geù che percorre le strade dell’uomo.
Un prete boemo, pellegrino sta celebrando Messa a Bolsena, ha dubbi che “Il Verbo fatto carne cambi con la sua parola il pane vero nella sua carne e il vino nel suo sangue”, come recita l’inno di Tommaso: nel momento della consacrazione l’ostia sanguina e macchia il corporale, i lini liturgici oggi conservati a Orvieto. Il prodigio ha ispirato l’affresco “Messa di Bolsena” di Raffaello nella Stanza di Eliodoro in Vaticano.
La data è stata fissata il giovedì successivo alla domenica della SS. Trinità, 60 giorni dopo la Pasqua, la festa dapprima fu celebrata solo a Orvieto dove al momento risiedeva il papa Urbano IV che fece trasportare da Bolsena in solenne processione il corporale insanguinato. Il concilio di Trento diffuse la processione in tutta la chiesa cattolica; assunse anche la funzione apologetica della transustanziazione, negata dai protestanti.
Un’immagine di repertorio dell’infiorata di Brugnato (da facebook)
La festa del Corpus Domini è stata sempre tra le più sentite nella devozione popolare in Lunigiana. Ogni frazione di paese metteva e mette del suo meglio per pulire i sentieri, spargere fiori, stendere addobbi, cantare il “Pange, lingua” magari in un latino spesso precario nel testo e nel significato.
Nei capoluoghi di Comune la processione continua ad essere più imponente, presieduta da prevosti, canonici, parroci, a Pontremoli sempre è stato presente il vescovo essendo prima sede di diocesi e ora di diocesi associata.
Dopo due anni di sospensione causa pandemia il nuovo vescovo Mario domenica 19 giugno porterà il SS. Sacramento per le vie di Massa, di Carrara e di Pontremoli. Qui dalla concattedrale, accompagnata da preghiere e dalla musica della banda, la processione prima si snoda fino a Porta Parma e poi torna indietro e arriva da qualche decennio in piazza Italia, prima andava fino alla chiesa di San Pietro, attraversando il centro storico nei due sensi di percorso. Fino a qualche tempo fa c’era anche una processione suppletiva della “ottava del Corpus Domini” dal Duomo fino all’ospedale. C’è un ordine rigido nella sfilata, che si ripete anche per la processione del 2 luglio: davanti all’ostensorio con l’ostia consacrata sfilano i fedeli delle parrocchie cittadine con il parroco, gli uomini che indossano le cappe e portano lo stendardo delle rispettive compagnie, i bambini della Prima Comunione, eventuali gruppi di preghiera e carità. Dietro stanno i canonici, quando c’erano i seminaristi, le istituzioni cittadine, i gruppi sociali della Misericordia, dell’Azione Cattolica, degli scouts, dei Donatori di sangue: è la cittadinanza nella sua rappresentatività, un elemento aggiunto alla natura spirituale del rito.
Pochi nella nostra diocesi sono i luoghi di culto intitolati al Corpo di Cristo: a Massa chiesa e monastero di S. Chiara ebbero titolo anche del Corpo di Cristo, furono soppressi dal Direttorio della Repubblica Cisalpina nel 1798. Nel 1960, come a risarcimento, in viale Roma fu inaugurata la chiesa parrocchiale del Corpus Domini.
Dal 1977 la festa del Corpus Domini è stata spostata alla domenica successiva, ma non nella diocesi ambrosiana di Milano e non a Roma, qui però dal 2021 è passata anch’essa alla domenica, con processione presieduta dal papa da San Giovanni in Laterano a S. Maria Maggiore. Papa Francesco alla festa di Gesù che “si diede in cibo agli Apostoli con le proprie mani” (così nell’inno) ha associato la dedica “a quanti hanno spezzato se stessi per gli altri”. Si spargono fiori a piene mani per le strade della processione, tante e tutte insieme le persone raccolgono petali di fiori per farne decorazioni e scene sacre: sono le “infiorate”, nate a Roma agli inizi del Seicento e ora diffuse ovunque. I tappeti di fiori più raffinati sono quelli allestiti a Noto, Ruvo di Puglia, Genzano, Spello, Pienza. Di notevole effetto nelle nostre vicinanze è l’infiorata di Brugnato.