Madonna del Popolo: l’incredibile attualità di una promessa perenne

Nel 1622 a Pontremoli un voto che il presente ci aiuta a capire

La statua della Madonna del Popolo nel Duomo di Pontremoli (Foto Walter Massari)

Il prossimo 2 luglio, come ogni anno ormai da quattro secoli, i pontremolesi tutti, presenti e della diaspora, parteciperanno al rinnovo del voto perenne che i “loro padri” vollero fare alla Vergine Maria affinché li soccorresse in un momento particolarmente difficile. Le poche memorie dell’epoca, affiancate dagli atti ufficiali che la Comunità volle redigere per ricordare l’evento, ci raccontano una serie di fatti che, forse, soltanto oggi siamo in grado di comprendere fino in fondo, per stupirci come si azzardasse ad osare pur di soddisfare un sentimento comune che coinvolse l’intera città e il suo contado, al punto di sfidare senza timore il pericolo del contagio. Quanto raccontato, infatti, lascia davvero perplessi.
“Quest’anno 1622 fu tanto perverso” scrive il notaio Ranuzio Reghini, “che causando varie e diverse infirmitadi nelle persone d’ogni sesso et etade di febri maligne, flussi, frenesie e delirii, tra la terra di Pontremoli et sua giurisdizione ne morsero circa 3000, cosa in vero notabile, et da tenerne memoria, et questa influenza in varii e diversi luochi della Lombardia, anzi dell’Italia”.
Più concreto Bernardino Campi nelle sue Memorie: “Serpeggiando in Pontremoli, ed in tutta la giurisdizione un morbo pestilenziale, che in breve tempo privò di vita molte mila persone, e singolarmente de’ capi di famiglia, per rimedio ad un sì crudele male ricorsero i consiglieri e i decurioni di questa terra al patrocinio della SS. Vergine del Popolo, loro antica avvocata, e con pienezza di voti decretarono di solennizzare ogni anno, a dì 2 di luglio, con la maggiore pompa che sia possibile, la festa della Visitazione di Maria (…)”. Il cappuccino, scrivendo oltre cento anni dopo, incorse in alcune imprecisioni ed omise che i capi della comunità vollero radunarsi in pubblico consiglio in data 13 giugno per decidere sul da farsi, indifferenti al pericolo che la frequentazione delle persone, come ben noto, poteva rappresentare, vista l’estrema virulenza del morbo. Per l’occasione, come ricorda la lapide affissa nel transetto sinistro del duomo, non solo decretarono che “si dovesse celebrare in perpetuo un triduo di suppliche alla Vergine, con divieto di tutte le attività lavorative, indicendo un digiuno per la vigilia della Festa della Visitazione e nella stessa festa si elevassero pubbliche suppliche con la celebrazione di 12 Messe nella Chiesa di Santa Maria di Piazza e l’offerta di 12 libbre di cera bianca (…)”.

Il Duomo di Pontremoli in una foto dei primi anni del Novecento

Infatti, seguendo il consiglio di un padre cappuccino, decisero non solo “di festare tutte le feste della Madonna santissima”, ma, optarono, dopo una serie di proposte in riferimento al luogo dove solennizzare il voto, di farlo nella festa più vicina, in quel caso quella della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, per individuare come sede l’oratorio della “Madonna Santissima del Rosario” posta nella piazza “a Cazzaguerra supra”.
Così il 2 di luglio, ancora una volta indifferenti all’enorme pericolo incombente, autorità e popolo si radunarono nel piccolo oratorio di Santa Maria di Piazza, per ufficializzare con solenne cerimonia il voto pubblico perenne, rispettosi delle decisioni assunte dal Consiglio. Continua il Campi; “Né fu sorda Maria in accettare i pietosi voti e le divote preghiere dei pontremolesi, mentre accorrendo al suo potentissimo patrocinio a tanta e si deplorabile strage, ben presto cessò l’influenza”.
Da notare che nell’occasione la Santa Vergine viene chiamata con l’appellativo di “Madonna Santissima del Rosario” in quanto l’oratorio era la sede ufficiale, fin dal 1572, della omonima confraternita, mentre l’appellativo di Madonna del Popolo le sarà attribuito solo nel 1630, quando, in occasione del pericolo, allora solo incombente, di una nuova pestilenza, che già stava serpeggiando nel territorio comunale, si volle rinnovare ufficialmente il voto, con l’impegno, questa volta, “di erigere un tempio ad honore della gloriosissima Vergine nel luogo dove è la chiesa di Santa Maria di Piazza o in altro luogo dove più piacerà sotto il titolo di Madonna del Popolo” che, da quel momento, sarà attribuito all’antica effige lignea della Vergine con il Bambino che si venerava appunto nell’oratorio e che probabilmente, vista la predilezione che le riservavano da tempo i pontremolesi, fu alla base della scelta della sede.
Una vicenda che, in tempi diversi, avremmo accettato con i dovuti sentimenti di fede, partecipi solo idealmente al difficile momento che i nostri concittadini dovettero subire 400 anni fa, forse neppure davvero consapevoli di quale dovesse essere il senso del timore che doveva aleggiare sulla città e sulle sue frazioni, nonostante il numero paradossale di morti che probabilmente interessò quasi tutte le famiglie, visto che perì per lo meno la metà della popolazione allora residente sul territorio comunale.
Oggi, in tempi di pandemia, dopo quanto subito in questi ultimi due anni, nonostante il supporto di una scienza che ci ha aiutato non poco ad uscire dal pericolo, inducendoci comnque ad evitare la ricorrenza per non incappare in rischi inutili, possiamo capire quale dovette essere il senso di panico che coinvolse un’intera popolazione che, nonostante tutto, ebbe l’ardire di radunarsi, ovviamente senza l’ausilio delle mascherine, in un luogo ristretto come il piccolo oratorio di piazza per dare corso ad una speranza di cui noi, oggi, forse, riusciamo a mala pena a capire il senso, ma che, per quanto ha significato nella nostra storia, merita di non essere dimenticata.

Luciano Bertocchi