Domenica 20 febbraio – VII del Tempo Ordinario
(1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23 – 1Cor 15,45-49 – Lc 6,27-38)
Un Vangelo da lasciar scorrere, da bere come fossimo davanti ad una fonte di acqua fresca, da non intrappolare con eccessivi commenti. Un Vangelo che scorre grazie al canto di un cuore libero, quello di Gesù, parole che non si contengono, parole che sanno possibile la rivoluzione perché sono parole disarmate. Parole che sanno che la rivoluzione non sarà mai opera dei ricchi, opera dei saggi, opera di chi detiene il potere… a loro è chiesta almeno la giustizia. La rivoluzione no, quella nasce dal basso e per essere tale deve essere disarmata.
“Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano…” scorre come un torrente vivo il Vangelo di oggi, sono parole di un innamorato, è lettera d’amore, e se sei innamorato tu ci credi a quelle parole esagerate perché l’amore è esagerato. Poveri noi quando ascoltiamo il Vangelo come fosse utopia, poveri noi, vuol dire che siamo ricchi e tristi, per niente innamorati. La rivoluzione non è per noi. Poveri noi se pensiamo ancora che serva violenza per rimettere le cose a posto, siamo da compatire, abbiamo il cuore fermo, la rivoluzione non è per noi.
Ma se entrando nella tenda nel campo del nostro cuore siamo riusciti a esercitare compassione ecco che comprenderemo le tecniche di guerriglia di Gesù. Amate i nemici, cioè depotenziali, privarli dell’identità di avversario. Fare del bene a chi odia cioè sorridete compassionevoli alla violenza. E poi pregate per chi vi tratta male, diventate misericordia attiva. è guerriglia questa, bisogna essere forti per metterla in pratica. E innamorati. Innamorati forte.
Amate, fate del bene, benedite, pregate. In questo ordine. I quattro passaggi della guerriglia rivoluzionaria d’amore sono significativi. Prima di tutto un’apertura alla decisione di amare, stare dalla parte dell’amore. Subito dopo la pratica. Fate il bene. Per rendere vero l’amore bisogna fare gesti di bene. Sarà la costruzione paziente e concreta di gesti d’amore a cambiarci. Solo dopo che l’amore è diventato realtà in noi ecco che la parola può dispiegarsi. Solo chi fa l’amore può anche parlarne. Chi parla d’amore ma non ama è violento. Alla fine, la preghiera. Non una preghiera che ci aiuta a essere buoni ma una vita vissuta in pienezza che diventa apertura all’Infinito. La rivoluzione sarà possibile con metodi di guerriglia aggiornati: non si prega per essere più buoni, non funziona, ma si ama, si vive nella dedizione all’uomo giorno per giorno, compassionevoli e disarmati e infine non pregheremo più, diventeremo noi stessi preghiera.
don Alessandro Deho’