Draghi: il vaccino ci permette di  guardare con fiducia al futuro

La conferenza stampa (tardiva) del Presidente del Consiglio Mario Draghi sulle misure per il contrasto al Covid

La conferenza stampa tenuta dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, lunedì 10 gennaio

Prima c’era stata la polemica sulla mancata conferenza stampa di Draghi per commentare l’ultimo provvedimento in materia di contrasto alla pandemia, poi le immancabili critiche ai contenuti della conferenza stampa resa lunedì pomeriggio dallo stesso presidente del Consiglio che, alla fine del botta e risposta con i giornalisti, ha ritenuto di doversi scusare “per non aver tenuto la conferenza il giorno di uscita del decreto: si è trattato di una sottovalutazione delle attese dei cittadini” che si aspettavano di avere maggiori chiarimenti dalla viva voce del capo dell’esecutivo. Contrasti di certo non nuovi nel panorama dell’azione politica e dell’attività giornalistica. Sta di fatto che qualche difficoltà di comunicazione Draghi l’ha manifestata nel corso di questi mesi alla guida di un governo e di un Paese non facili da gestire. Anche in questa occasione la preparazione dell’incontro con i giornalisti non è stata condotta nel migliore dei modi se si pensa che palazzo Chigi ha comunicato in anticipo che il presidente Draghi non avrebbe risposto a domande sulla prossima elezione del Capo dello Stato. Una scelta che è andata di traverso un po’ a tutti i giornalisti, che non attendevano altro che di chiamare allo scoperto quello che ancora oggi molti considerano il candidato più probabile al Quirinale.
Sgombrato il campo da uno degli argomenti più interessanti (qualche giornalista, in realtà, ci ha provato lo stesso, ma è andato deluso dalla laconicità del rifiuto di Draghi) la conferenza stampa non ha potuto che seguire i temi legati all’argomento principale ed unico. La parte del leone l’hanno fatta, quindi, le domande su scuola, “no vax”, uso del green pass, obbligatorietà del vaccino agli over 50. Nonché sulla tenuta del governo a fronte dei mal di pancia dei partiti di maggioranza.
Con il supporto anche dei ministri Bianchi e Speranza e del coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) Locatelli, Draghi ha avuto modo di esporre le motivazioni alla base dei provvedimenti presi.
Per prima cosa, ha tenuto a precisare che il governo sta cercando di gestire la ripresa della pandemia in modo diverso rispetto al passato: da una parte, pur non rinunciando alla cautela, c’è la preoccupazione di non innescare una nuova recessione economica, dall’altra la volontà di preservare ragazze e ragazzi dalle difficoltà psicologiche e di formazione innescate dalla chiusura degli istituti e dall’uso indiscriminato della Didattica a distanza (Dad).

Conferenza stampa del presidente del Consiglio, Draghi, con il ministro della Salute, Speranza

Da qui, ha spiegato Draghi, nascono le decisioni di indurre le persone ad una ancora maggiore accettazione dei vaccini, soprattutto nelle fasce di età più avanzate. Due dosi obbligatorie per gli over 50 e tre dosi per i lavoratori della stessa fascia di età sono provvedimenti che nascono dai numeri delle ospedalizzazioni. Il ministro Speranza ha fatto il punto: l’89,41% degli italiani sopra ai 12 anni ha ricevuto almeno una dose. Nonostante ciò, i 2/3 delle terapie intensive e il 50% dei ricoveri sono di non vaccinati.
A conferma di questi dati, 23 non vaccinati su 100mila vanno in terapia intensiva, mentre solo 1 su 100mila vaccinati raggiunge lo stesso livello di gravità di condizioni. La conclusione è logica: per favorire la ripresa del Paese e tutelare la salute dei cittadini bisogna spingere sui vaccini. Sulla scuola – ha confermato Draghi – la maggiore preoccupazione del governo riguarda la possibilità di offrire agli studenti l’opportunità di seguire le lezioni in presenza.
La Dad, ha confermato il ministro Bianchi, è ammissibile in situazioni circoscritte, non come scelta generalizzata, visti i danni che ha creato lo scorso anno. Anche il ministro dell’Istruzione ha riportato dati interessanti. I docenti non vaccinati e sospesi sono solo lo 0,72% del totale; gli assenti per quarantena il 3,6 e i positivi il 2,4%. Tra gli studenti i dati sono del 2,3% e del 2,2% rispettivamente.
Tra gli studenti dai 12 ai 19 anni il 75% ha ricevuto due dosi di vaccino, l’85% una. Solo il 3,7% dei comuni ha emesso ordinanze di chiusura e solo la Campania ha deciso il rinvio della riapertura ma il Tar, al quale il governo è ricorso, ha sospeso l’ordinanza. Se mancanze ci sono state (ma su questo il ministro ha glissato) sono sull’organizzazione dei trasporti e sulla ristrutturazione degli edifici scolastici: in questi campi poco o niente è stato fatto dall’inizio della pandemia.
Duro è stato Draghi contro i “no vax”, affermando che “gran parte dei problemi che abbiamo oggi dipende dal fatto che ci sono dei non vaccinati” e dato che la maggior parte dei ricoveri riguarda questa categoria di persone e i ‘colori’ delle regioni dai parametri delle ospedalizzazioni, in particolare nelle terapie intensive, “più si limitano i ricoveri dei non vaccinati, più si è liberi”. Quanto alle discussioni tra le diverse componenti del governo per giungere a decisioni condivise, il presidente del Consiglio le ha definite inevitabili e necessarie per giungere a formulare provvedimenti che, per il forte impatto che hanno sulla vita dei cittadini, necessitano di un voto unanime a livello di governo.