
La nota caratteristica dell’ultimo scorcio di dicembre e dell’anno 2021, peraltro tenacemente in auge in questo avvio del 2022, si può individuare nel grigiore imperante con tutte le varianti del caso.
Quando a causa del transito di perturbazioni vere e proprie, come dalla Vigilia di Natale al 27 (giorni piovosi con apporto complessivo di 60-80 mm a valle e ancor più cospicuo sui rilievi montani), quando per strascichi post-frontali o avvisaglie pre-frontali e infine per le inversioni accompagnate da nebbie basse, alte, medie e chi più ne ha più ne metta, il risultato non è mai cambiato granché e ha visto il dominio dei giorni oscuri e del tutto privi di sole.
Eccezioni parzialmente luminose grazie al cielo misto hanno riguardato il 22, 29 e 30 dicembre, mentre l’unica giornata classificabile dal cielo sereno o poco nuvoloso è stata quella di S. Silvestro.
L’alta pressione indicata dai barometri, con la lancetta fissa sul ‘bel tempo’, certo stride con quel che si osserva dalla finestra, ma ormai dovrebbe essere abbastanza risaputo che il barometro fornisce la misura della pressione atmosferica e non la certificazione del tempo che sta facendo. Avevano voglia, quindi, tutte le voci e gli strilli social-tv-internettiani di celebrare le prodezze, i tepori e l’aria asciutta recati dall’anticiclone africano attendatosi su una bella fetta d’Europa: chi vive in pianura o in vallate esposte al flusso umido di turno aveva poco da rallegrarsene, a meno che non salisse ‘oltre le nubi’ a rimirare lo spettacolo sovrastante e a sperimentare gli eccezionali, godibilissimi 18-20°C con aria secca e calma, verificatisi in tante località di montagna e talora pure di alta collina, specie del versante padano, interessato da un leggero favonio.
A Capodanno, in Lunigiana, quando lo strato nebbioso si era portato fra i 650 e gli 850 m circa, con cielo coperto sotto, visibilità cattiva nella fascia citata e sole pieno oltre quota 900, conveniva fare un bel giro … “ai piani superiori”.
Spettacolare il mare di nuvole a perdita d’occhio che si poteva apprezzare in tutta la sua vastità dai valichi appenninici. Il 2, ad esempio, la vista era già meno agevole da immortalare perché il limite superiore delle nubi si era portato oltre i 1600 m e, pertanto, occorreva una escursione più impegnativa per raggiungere alti crinali montani con orizzonte libero. Il 3, poi, l’avanzare dei sistemi nuvolosi dall’Atlantico, prodromo del peggioramento in arrivo, ha tolto visuale a tutte le quote fino alle vette appenniniche. In attesa di un resoconto annuale in via di stesura, si riporta qualche dato relativo a dicembre. Nel complesso e un po’ a sorpresa, è stato un mese leggermente più freddo della norma, anche se il riferimento all’ultimo e più mite trentennio condiziona tale scarto.
Le precipitazioni, frequentissime considerando anche i piccoli apporti e distribuite, invece, in una decina di giorni (in linea con le attese) partendo dalla soglia minima di 1 mm, mostrano totali prossimi a quelli di riferimento di lungo periodo in tutte le stazioni: 187,6 mm a Pontremoli, 223,0 a Villafranca, 196,4 a Gragnola e 175,2 a Massa.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni