La celebrazione di S. Cecilia nella Cattedrale di Massa

Nel pomeriggio di domenica scorsa 21 novembre “La musica e il canto sono a servizio della liturgia”

“Cantare alla corte del re non solo è un privilegio, ma è un servizio alla sua regalità”: così don Samuele Agnesini, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, inserendosi nella liturgia della solennità di Cristo re dell’Universo, ha voluto sintetizzare il senso della festa di Santa Cecilia, che ogni anno viene celebrata in Cattedrale, per tutti “gli operatori della musica sacra”.
Nonostante il distanziamento causato dallo stato di emergenza sanitaria, questo momento di vita diocesana, ha visto la presenza, nella chiesa Cattedrale, di direttori e cantori che appartengono a diverse realtà corali diocesane. Prima dell’inizio della celebrazione, don Luca Franceschini, incaricato diocesano per la musica sacra, ha ripercorso alcune tematiche sempre attuali sul rapporto tra canto e liturgia. In particolare si è soffermato sulla necessità di sviluppare una autentica ‘sinodalità del canto liturgico’: è necessario e irrimandabile un confronto per superare alcuni equivoci che si sono addensati nel corso degli anni, e che sono relativi al canto, alla partecipazione dell’assemblea e alla presenza dei cori nelle celebrazioni.
Don Luca ha voluto ribadire che “la musica e il canto sono a servizio della liturgia” e che le modalità e le regole di questo servizio sono dettate dalla Chiesa. Ciò ovviamente non esclude la creatività, ma anzi proprio perché vengono fissati dei confini ben precisi, è possibile operare in modo nuovo e creativo. Il canto “Sollevate o porte i vostri frontali” ha accolto poi i celebranti.
Durante la celebrazione le parti dell’ordinario (Kyrie, Gloria, Sanctus e Agnus Dei) sono state tratti da alcune messe gregoriane, raccolte nel “Graduale Simplex”, mentre gli altri canti sono stati tratti dal “Repertorio diocesano” per agevolare la massima condivisione. Davvero suggestivo sentire tutta la Cattedrale cantare, a piena voce, la “gloria di Dio”. Don Samuele, ha presentato il saluto ed il ringraziamento del vescovo Gianni Ambrosio, a tutti i presenti. Nell’omelia, centrata sulla liturgia del giorno, e quindi sulla regalità di Cristo, ha condotto la riflessione sui temi verità, regalità, servizio, unendo i testi dell’Antico Testamento al Vangelo di Giovanni che riportava l’episodio dell’incontro tra Gesù e Pilato. “L’essere testimone della verità – ha detto – coincide con l’essere il re di un regno alternativo”, poiché “l’incarnazione di Dio in Gesù Cristo ha unito ciò che per definizione è contrapposto: il mondo di Dio e il mondo degli uomini”. Gesù si è incarnato “per dare testimonianza alla verità” infatti “solo un Figlio dell’uomo, che conosce il cuore dell’uomo, sia nelle sue domande, sia nei meccanismi che lo fanno funzionare (Gesù Cristo conosce dal di dentro entrambe queste dinamiche) può testimoniare la verità”.
Venendo poi alla celebrazione in onore di Santa Cecilia ha sottolineato come “la Liturgia sia canto della gloria di Dio e si serva del canto e della Musica, non semplicemente per passare contenuti mediante i testi, ma per testimoniare davanti a chi ci si trova: il Re dei Re e il Signore dei Signori. Il sevizio che come musicisti e cantori esercitiamo nella Liturgia ha molto di simile con il compito degli Angeli e dei Santi a cui le nostre umili voci si uniscono nel canto della gloria e della lode”.
Infine rivolgendosi direttamente a tutti gli operatori della musica sacra ha aggiunto “dare gloria alla casa del Re, testimoniare che questo luogo è la sua dimora tra gli uomini è il compito dei cantori e dei musicisti. Allora ha senso per noi questa sera Celebrare la memoria di Santa Cecilia, Patrona della Musica sacra in tutte le sue forme e declinazioni. Lei che ha fatto della sua vita, mediante il martirio, un canto di lode al suo Signore, ci aiuti a essere sempre più consapevoli, che il nostro servizio musicale è testimonianza alla verità della Regalità di Cristo Signore”.
Nela preghiera dei fedeli sono stati ricordati anche tutti i cantori e i musicisti defunti che “con il loro servizio hanno reso gloria a Dio ed ora celebrano la liturgia del cielo”. Al termine, prima dei riti di congedo, a tutti i partecipanti è stato consegnato una copia in miniatura del Crocifisso che è custodito nella Cattedrale. E la consegna di “arrivederci” al prossimo anno.