Walter Pagani, valoroso  filologo romanzo

Filattiera. È scomparso a 82 anni. Lascia in eredità ai suoi concittadini il Vocabolario del dialetto

La copertina del primo volume della ricerca sul dialetto di Filattiera, curata dal prof. Walter Pagani, pubblicato nel 1983

Per mantenere il patrimonio lessicale dialettale e le antiche tradizioni locali, oggi sommerse da una cultura che tende a far tutto il mondo uguale, nel 1983 a cura dell’Amministrazione comunale di Filattiera, sindaco Paolo Zammori, uscì il primo volume del Vocabolario del dialetto di Filattiera. Il corpo umano, nel 1989 il secondo su Lo spazio e il tempo, nel 1997 il terzo su La vegetazione e i problemi della terra, diviso i due tomi, e poi il quarto su Gli animali, nel 2010.
La stampa presso Pacini Editore ebbe contributo di ricerca dell’Università di Pisa e del CNR. A erigere questo monumento “più duraturo del bronzo” – citando Orazio – si è impegnato un gruppo consistente e qualificato di filattieresi esperti di dialetto, di professori del territorio e universitari. I volumi però sono stati redatti dal prof. Walter Pagani docente di filologia romanza all’Università di Pisa, che ha coordinato l’indagine condotta da Giampiero Della Zoppa, Pietro Leoncini, Francesca Melani, Carla Pezzoni, Giorgio Simoncini, ha compilato l’Appendice di fonetica storica. Ha scritto l’introduzione con dettagliate nozioni glottologiche su un dialetto che, rispetto al pontremolese, ha perso “il vocalismo tonico gallo-italico” e lo contraddistingue la risposta i alla o latina: es: i vi filat. (egli vuole) contro pontr. i vö’; esito sconosciuto, altrove in Lunigiana e fuori.
Nell’introduzione al primo volume Walter Pagani dà prova della sua grande cultura esaltata nelle analisi filologiche soprattutto dei testi medievali delle letterature romanze e sui dialetti. La filologia è una disciplina molto impegnativa, quella “romanza” studia i testi scritti arrivati a noi dell’area della “Romània”, ovvero l’Impero romano dove si parlava romane “alla maniera dei romani”, l’avverbio da cui viene letterature e lingue “romanze”.

Panorama di Filattiera

Studiare i dialetti è particolarmente difficile perchè bisogna superare il pregiudizio che siano mezzi espressivi inferiori e perché sono quasi del tutto parlate orali e in un divenire di mutazioni da luogo a luogo: un sistema linguistico non è un reperto museale sempre uguale a se stesso, è lo strumento di comunicazione di esseri viventi, diversi per timbro vocalico, cultura, ambiente di vita.
Nella raccolta del lessico filattierese il prof. Walter Pagani ha sentito l’esigenza di approfondire e cogliere con miglior precisione il legame che unisce le cose alle parole. Il materiale pertanto è articolato per categorie semantiche, più adatte a rappresentare la cultura di un mondo comunitario meglio del consueto vocabolario in ordine alfabetico. L’iniziativa ha voluto dare un contributo a raccogliere un lessico alto-lunigianese che mancava negli studi dialettologici, che in altre aree lunigianesi erano stati fatti
Molta attenzione dà alla morfo-sintassi delle nove parti del discorso usata nella comunità dei parlanti a Filattiera e avvia l’analisi filologica del lessico con comparazioni continue con altre parlate limitrofe o lontane, con un prezioso supporto di note. Il filologo romanzo ha ampio terreno di indagine soprattutto sui tanti cicli narrativi della letteratura in lingua d‘oil al nord e in lingua d’oc al sud della Francia.
Molto importanti sono stati gli studi di Silvio Pellegrini docente a Pisa, il maestro di Walter Pagani che, (nota personale) è stato mio compagno di corso universitario, ho un suo caro regalo: è il suo grosso volume dell’introduzione, traduzione, note e varianti al Roman de Tristan: è un’analisi, col supporto di un centinaio di pagine di strumenti bibliografici, fatta sulla storia d’amore di Tristano e Isotta nel testo conservato da Thomas. Il lavoro ha comportato difficoltà, si legge nella prefazione, perché “l’intera storia è accessibile tenendo conto di più versioni e mettendo insieme con una certa arbitrarietà i diversi episodi che nessun testo ci ha conservato nell’insieme”.
È un libro fra i tanti che dimostrano l’ampiezza e la profondità culturale dell’amico di cui soffriamo la perdita. Della leggenda tragica dei due amanti si è conservata anche un’altra narrazione fatta da Béroul, anch’essa databile alla seconda metà del sec. XII.

M.L.S.