Congiunzioni Divine

Domenica 2 ottobre – XXVII del tempo ordinario
(Gen 2,18-24 – Eb 2,9-11 – Mc 10,2-16)

Nel cuore di una polemica Gesù riporta tutto all’inizio… Ma all’inizio della creazione… non è questione di legge ma di Sogno Originario. A Gesù non interessa definire quali siano le condizioni per dire che l’amore è finito, a lui, al maestro, interessa tornare all’inizio, alla sorgente. Perché l’amore è amore se non ha paura di fare i conti con Inizi Creativi. È già morto un amore accartocciato su se stesso, è già morto un amore che non riesce più a stupirsi della bellezza della donna che ha accanto, è già morto un amore che non si commuove delle rughe e non conosce la tenerezza degli occhi lucidi dei vecchi. È morto un amore che non inizia ogni giorno a cercare la mano di chi dice di amare. È già morto, e non serve una legge a certificarlo, un amore che non accarezza, abbraccia, ascolta e si commuove. Un amore che non inizia giorno per giorno non è amore. La questione non è la possibilità del ripudio ma la nascita dell’amore. A cosa serve quindi una legge per ripudiare un amore che non è più creativo? Se lo sguardo della coppia è oscurato dai limiti che la relazione pone… è già morto. Se non ci sentiamo liberi cioè accolti per quello che siamo, se abbiamo paura di deludere, se l’amore è solo resistere in nome di ciò che forse è stato… a cosa serve la legge? Solo a certificare il cadavere.
Li fece maschio e femmina… ma se l’amore è vivo. Saprà commuoversi della diversità. La danza degli opposti. E non è vero che gli opposti sempre si attraggono, gli opposti sono opposti, sono diversità che aprono il tempo ad accogliere fatica e nostalgia. Fatica per ciò che non comprendo ma anche nostalgia per ciò che mi manca. L’amore è una danza di inizi sempre nuovi e creativi abbracciati al mistero di chi è altro da me, ma in me. Altro di una diversità che sento indispensabile per la costruzione della mia identità.
Per questo l’uomo lascerà sua madre e si unirà a sua moglie… sarebbe già morto (e quanti matrimoni non sono mai nati!) senza il taglio che l’uomo deve assolutamente portare a compimento. Indissolubile deve essere il taglio rispetto alla madre. Accada quel che accada non puoi tornare indietro. L’amore è vivo solo se accetta il rischio di non poter tornare nel paradiso originario, nell’utero accogliente, l’amore vuole la vertigine della libertà, il salto nel vuoto, l’amore è possibile solo per chi conosce bene la ferocia della solitudine. L’amore, se è amore, è già indissolubile, come il taglio di un cordone ombelicale. È già morto, non servono leggi, il matrimonio che non si è liberato della madre.
L’uomo lascerà e si unirà… è indissolubile ogni amore che ha imparato ad unirsi. Cucitura, non conformazione. Unire prevede un taglio da ricomporre, accetta gli strappi, per certi versi li trova indispensabili. Come può una legge arrivare a dire qualcosa di sensato su due creature libere che hanno cucito e ricucito pazientemente la loro vita issando una vela, magari non perfetta, ma unita che sapesse lasciarsi gonfiare dal vento? L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto. E allora, a cuori umani troppo umani, a cuori calcolatori e duri, Gesù risponde con la Congiunzione Divina. E la Congiunzione Divina è declinata in unioni creative e continuamente nascenti. Non esiste l’amore che si lascia sciogliere dal diritto, se si lascia sciogliere non era amore.

don Alessandro Deho’