La proposta del presidente USA, Biden, sembra l’unica soluzione. Ma le resistenze sono tante
Nei giorni scorsi è arrivata, inattesa, la proposta del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di sospendere temporaneamente i diritti sui vaccini anti covid-19. Come era prevedibile la cosa non è piaciuta alle grandi multinazionali farmaceutiche che rivendicano il diritto alla proprietà intellettuale. Alla finanza si contrappone il diritto globale alla salute.
Finora c’era stata una specie di alleanza tra imprese, governi, enti di ricerca e istituzioni internazionali: un equilibrio fragile che si è infranto di fronte alla proposta che evidentemente creerebbe più di qualche problema agli interessi di chi detiene i brevetti e che ora, in pratica, decide a chi dare o non dare il vaccino, soprattutto ne determina i prezzi.
Le grandi società farmaceutiche hanno fatto fronte comune mentre governi e Stati si sono uniti al seguito dell’invito di Biden tranne la Germania della Merkel, con una Europa molto prudente. Le motivazioni sono di vario tipo e fanno leva soprattutto sulla difficoltà a produrre vaccini al di fuori degli Stati Uniti e dell’Europa: non ci sarebbero le garanzie sufficienti per la sicurezza e occorrerebbero laboratori sofisticati con tempi lunghi di allestimento.
Nessuno si nasconde le difficoltà legate alla liberalizzazione dei brevetti e alla produzione dei farmaci. Il problema è però soprattutto di volontà da parte di chi anche oggi ha il coltello per il manico. Le multinazionali farmaceutiche hanno svolto un ruolo determinante, per velocità di ricerca e per efficienza dei vaccini, nella lotta improba contro un virus micidiale. Ma non possono dimenticarsi del ruolo che hanno avuto i governi: Moderna, Pfizer/BioNtech, Johnson & Johnson, Novovax e Oxford/AstraZeneca hanno ricevuto 12 miliardi di fondi pubblici e garanzie di preacquisto dal governo americano; altri miliardi sono arrivati dall’Europa per un totale di 88 miliardi.
Non si conoscono bene i costi sostenuti dalle varie case farmaceutiche. Si sa soltanto, da uno studio delle Universities Allied for Essential Medicines, che solo il 3% dei costi in ricerca e sviluppo per il vaccino Oxford AstraZeneca è stato finanziato da privati. Come si sa, che mentre si rischia una catastrofe economica, i guadagni di top manager e azionisti delle aziende produttrici sono cresciuti enormemente.
Per fare un esempio, l’amministratore delegato di Moderna ha già incassato, dall’inizio della pandemia, 142 milioni di dollari dalla vendita di azioni da lui possedute. Moderna e Pfizer hanno una previsione di ricavi, per il 2021, di 33,5 milioni di dollari. Il prezzo di tali vaccini varia dai 13,50 dollari a ciclo a 74 dollari, quando uno studio dell’Imperial College di Londra mostra che il loro costo di produzione è tra i 60 centesimi e i 2 dollari a dose.
Essendo poche le aziende farmaceutiche possono determinare il prezzo del prodotto e anche a chi distribuirlo. La stragrande maggioranza dei vaccini di Moderna e Pfizer è stata venduta ai Paesi più ricchi: il 97% la prima e l’85% la seconda. Nei Paesi ricchi è stata vaccinata finora in media 1 persona su 4, nei Paesi poveri 1 su 500.
Se le cose rimangono come sono è difficile pensare che un Paese africano o sudamericano o asiatico possa permettersi il lusso, perché con le cifre che ballano proprio di lusso si tratta, di acquistare vaccini per tutta la popolazione. Pensare di poter arginare il virus curando le persone all’interno dei confini delle proprie nazioni è pura utopia. Allargare ai poveri la possibilità di cura a tutti i continenti significa creare le condizioni per una sconfitta reale e duratura del virus. È anche interesse dei Paesi ricchi.
In quest’ultimo periodo ci sono novità che salgono da vari movimenti internazionali. Da tempo papa Francesco ricordava la necessità di tener conto dei poveri del mondo. Ora organizzazioni come Oxfam ed Emergency, ma anche Vax Live che con l’evento The Concert To Reunite The World ha convogliato adesioni da tutto il mondo, 175 tra Premi Nobel ed ex capi di stato e di governo che hanno inviato una lettera aperta al Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, invitandolo a sostenere la proposta di sospensione dei diritti di proprietà intellettuale hanno fatto sì che gli oltre 100 paesi a basso e medio reddito, non siano più soli nel richiedere la possibilità di accesso alla cura.
Papa Francesco ha voluto essere presente, inviando un messaggio, all’evento di Vax Live. Egli parla di percorsi di guarigione e salvezza, “intendo una guarigione delle radici”. Le radici malate sono di vario tipo. C’è il “virus dell’individualismo che rende indifferenti alle sofferenze degli altri”. Ci sono anche le varianti: “il nazionalismo chiuso, che impedisce, per esempio, un internazionalismo dei vaccini”; “anteporre le leggi di mercato o di proprietà intellettuale alle leggi dell’amore e della salute dell’umanità”; “creare e alimentare un’economia malata, che consente che pochissimi ricchi, pochi molto ricchi possiedano più di tutto il resto dell’umanità”.
Come non inchinarsi di fronte a Sabin che non volle brevettare il suo “zuccherino” anti polio per non lucrare sulla salute della gente.
Giovanni Barbieri