Il viaggio del Papa in Iraq dal 5 all’8 marzo: la tappa a Ur dei Caldei
Per l’incontro previsto per il 6 marzo a Ur, Papa Francesco sarà accolto in una struttura normalmente a disposizione degli archeologi del sito; lì si incontrerà con i rappresentanti delle religioni presenti in Iraq. Nelle settimane scorse si è lavorato nel sito, oggi patrimonio dell’Unesco, per dare una degna cornice a quella che sarà la prima visita di un Papa a Ur dei Caldei e, più in generale, in Iraq.
Questo lembo di terra tra il Tigri e l’Eufrate, – da dove, secondo la narrazione biblica, Abramo, padre delle tre fedi monoteistiche (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), partì accogliendo la chiamata di Dio – rimase il sogno di Giovanni Paolo II. Nei suoi pellegrinaggi giubilari del 2000 Papa Woytjla, si recò prima (febbraio) sul Sinai (Egitto), e il mese dopo in Terra Santa, sul monte Nebo e a Gerusalemme. Il suo desiderio era quello di preparare questi due pellegrinaggi con quello a Ur dei Caldei, in Iraq, dove tutto ebbe inizio.
Il viaggio era già pronto a dicembre del 1999 ma fu impedito dalla guerra. Quel pellegrinaggio spirituale ora si compie con Francesco. Ur si trova a circa 300 km a sud di Baghdad, nel Governatorato di Thi Qar (Iraq del Sud), nell’area di Ahwar, particolarmente ricca di storia e risorse ambientali da preservare; per questo motivo potrebbe essere un punto di partenza per lo sviluppo socio-economico dell’intera zona.
Nel 2018 è stata lanciata la campagna “Urim Initiative”, dal nome dell’antica città, che vede tra i promotori rappresentanti della società civile irachena e italiana, tra loro esperti internazionali di patrimonio culturale e archeologico iracheno, tra cui archeologi dell’Università La Sapienza di Roma e il team dell’architetto italiano Carlo Leopardi. A coordinare sul terreno la campagna è l’ong italiana Un Ponte Per (Upp).
Lo scopo, dice al Sir Ismaeel Dawood, civil society officer per l’ong, è quello di rendere fruibile questo patrimonio innanzitutto agli iracheni, per avvicinarli alla conoscenza del loro patrimonio e della loro storia e al tempo stesso renderla utilizzabile a flussi sostenibili di turisti. C’è, poi, il progetto, “Sumereen”, che “si concentra sulle giovani generazioni e sulle donne, come attori capaci di creare nuovi percorsi per la crescita regionale, creando opportunità di lavoro combinando turismo sostenibile e piani di tutela del patrimonio naturale e culturale dell’area”.
“La visita di Papa Francesco rappresenta una grande opportunità per il nostro lavoro – dichiara Dawood – il sito di Ur è un patrimonio delle tre religioni monoteiste, raccontato nella Bibbia, e potrebbe diventare un luogo di pellegrinaggio e non solo di turismo culturale. La presenza del Pontefice è anche un riconoscimento dell’importanza del dialogo culturale, umano e interreligioso, segni distintivi dell’Iraq del futuro”.
Parole che confermano quanto detto dal patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, che nel presentare l’incontro interreligioso di Ur ha detto: “Nella terra di Abramo c’è qualcosa di speciale e distintivo che ci travolge con i suoi doni ed è la fede fraterna. Cristiani, musulmani, ebrei e altri condividono l’autenticità della fede di Abramo in un solo Dio e dovrebbero rispettare la bellezza di essere diversi nell’esprimerlo. Tale diversità è ricchezza piuttosto che motivo di disaccordo o litigio”.
L’incontro, ha aggiunto, sarà “fraterno, umano e spirituale”. L’auspicio del patriarca caldeo è che “questa storica visita possa avere impatto su tutti gli iracheni e gli abitanti della regione per camminare verso una fraternità sentita e consolidata che garantisca dignità ad ogni essere umano”.
Da Ur partirà un messaggio al mondo intero: per i cristiani che sono perseguitati, per i musulmani che soffrono tensioni e divisioni, per tutta l’umanità sofferente ora anche per la pandemia. Siamo tutti, nella fede, figli di Abramo. Abramo è un uomo che ha fiducia nel Signore. Ci sono simboli che possono toccare il cuore di ogni uomo, anche se è un fondamentalista. (D.R.)