
Tutte le settimane va scelto un titolo breve e d’impatto (compito non facile) per la rubrica meteo. Questa volta, però, il pensiero è andato subito alle stelle cadenti: l’ondata di freddo, con l’aria finalmente asciutta alla quale si anelava da tempo, si è comportata come una meteora che si attende scrutando il cielo stellato e poi, tac! Eccola! Ma dura un attimo, una scia che scompare in un secondo, tanto bella quanto effimera.
Sette giorni fa esatti si annunciava la svolta prevista; è andato quasi tutto secondo copione, salvo la nevicata post-gelo, epilogo che era già risultato evidente mercoledì quando le previsioni erano già state pubblicate. Niente di grave, specie ora che le stesse vengono riviste e aggiornate continuamente e sono consultabili online.
Resta il fatto che la doverosa sterzata è durata troppo poco con grigiume e scandalosa umidità pronti a ringalluzzire. Ripercorrendo la settimana, si deve partire da martedì 9 e mercoledì 10, quindi dal precedente periodo piovoso e mite, che aveva visto le nevicate relegate solo oltre i 1.500 metri.
Il vento di libeccio soffiava in entrambi i giorni e il 10 si udiva anche qualche tuono isolato in mattinata.
Gli apporti erano copiosi: nelle 48 ore, si registravano 75,2 mm a Pontremoli-Verdeno, 69,6 a Villafranca-Ghiaione, 93,8 a Gragnola e 45,6 a Marina di Carrara, al termine di una prima decade quasi interamente votata alla pioggia. Giovedì 11 ampie schiarite, nebbia estesa nel fondovalle e un cenno di brina laddove – come a Pontremoli – il cielo si era mantenuto più sgombro nella notte prima dell’arrivo, all’aurora, degli strati nebbiosi vaganti in banchi. Le temporanee aperture consentivano di adocchiare la cerchia dei monti, innevati oltre i 1.300 metri e con manto nevoso fresco oltre i 1.500.
La bora, intanto, iniziava a strapazzare Trieste e il Carso e pure qui era atteso il levarsi della tramontana. Nella tarda serata, il vento da Nord si destava per poi intensificarsi l’indomani, venerdì 12. Il cielo appariva come un lenzuolo grigio argenteo, mentre le folate si facevano più gelide. L’ingresso dell’aria di provenienza russa si palesava nella costante caduta della temperatura, irrispettosa del classico andamento diurno: la massima, infatti, veniva registrata alla mezzanotte tra giovedì e venerdì e la minima alla mezzanotte tra venerdì e sabato.
Tra il tardo pomeriggio e la serata, senza che la precipitazione assumesse intensità di rilievo, una breve tormenta lasciava qualche bianca traccia fino a fondovalle.
Al mattino di sabato 13, la gelata d’avvezione entrava nel vivo e, a suon di raffiche, il vento sempre più crudo e asciutto teneva a bada i termometri, inibiti nella loro risalita diurna a dispetto del sole. I rilievi apparivano spolverati di bianco fino a 400-500 metri, effetto, della fioccata della sera precedente.
Ancor più bello e limpido e con aria rigida e secca trascorreva il tempo di domenica 14, dal cielo perfettamente sereno, salvo la comparsa di tenui cirri nel pomeriggio.
La tramontana, pur moderandosi nell’impeto, non cedeva nel rigore, consentendo giusto una escursione fra gli estremi termici un poco più sensibile. Quietatosi il vento la notte di lunedì, le temperature crollavano senza freno grazie al cielo stellato e alla bassa umidità. Nelle vallate, era il momento delle temperature minime dell’inverno, realizzatesi poco prima del sorgere del sole e assestatesi diffusamente fra -7° e -9°C. Benché le basse temperature persistessero anche in montagna, nelle ‘terre alte’ era già in corso l’inversione di tendenza, mentre in basso aveva inizio il ristagno dell’aria fredda affluita. Velature e parziale nuvolosità non impedivano, comunque, anche a fondovalle, la ripresa delle temperature massime, processo facilitato dal calmarsi del vento. Per lo stesso motivo, stanti le forti gelate di poche ore prima, veniva ad ampliarsi l’escursione termica notte-dì. La parziale nuvolosità andava e veniva fino a mezzanotte per poi coprire tutto il cielo facendosi sempre più bassa.
Infine martedì 16, l’ ultimo giorno di Carnevale si è presentato oscuro, freddo e con crescente umidità silenziosa e stagnante tra dense foschie e pioviggine. Un ‘quadretto’ un po’ diverso da quello che si era immaginato una settimana fa.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni