Gli esami per il governo non finiscono mai

Dopo la fiducia ottenuta alla Camera, Conte prova a fare l’en plein al Senato

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel suo discorso al Senato

Con 321 ‘sì’ contro 259 ‘no’ (e 27 astensioni), nella serata di lunedì 18 il governo ha ottenuto la fiducia alla Camera, superando la soglia della maggioranza assoluta. Il primo tempo della partita si è quindi concluso a favore di Conte. Ma il risultato finale, come spesso accade, è legato a quanto accadrà martedì (mentre scriviamo) in Senato.
Lì il risultato è ancora incerto tra i due possibili esiti (maggioranza relativa o assoluta), tutti escludendo che il governo possa ritrovarsi in minoranza. Il voto dei deputati è arrivato al termine di una lunga giornata aperta da Conte con un intervento nel corso del quale ha parlato di una crisi priva di un “fondamento plausibile”, di un “grave gesto di irresponsabilità” che ha provocato un “profondo sgomento” nel Paese e ha messo in allarme anche le “cancellerie straniere” e l’opinione pubblica internazionale. A seguito di questo, Conte ha espresso una chiusura totale nei confronti di Italia Viva (senza mai nominare il suo leader Renzi) affermando che “non si può cancellare quello che è accaduto” e aggiungendo che bisogna “voltare pagina”. Per contro, ha espresso apertura verso “quelle formazioni che si collocano nella più alta tradizione europeista: liberale, popolare, socialista”. In tal modo il premier ha segnato anche un confine netto a destra del suo schieramento, respingendo ogni collaborazione con i partiti sovranisti, Lega e FdI; a tutte le opposizioni ha comunque riconosciuto che “pur nella dialettica della politica, hanno contribuito ad affrontare passaggi critici”, quali le ripetute richieste di scostamento di bilancio.

L’aula del Senato

Una parte del discorso ha riguardato il modo in cui il governo ha gestito la fase che si è aperta con la pandemia, gli interventi in materia sanitaria ed economico-sociale e l’impegno per il Recovery Plan italiano. Il nocciolo politico dell’intervento, però, ha riguardato l’appello alle “forze parlamentari volenterose” per “un governo aperto a tutti quelli che hanno a cuore il destino dell’Italia”, in aggiunta all’alleanza tra M5S, Pd e Leu che resta la “solida base” dell’esecutivo ma non ha i numeri sufficienti per la maggioranza.

L’aula del Senato

È su questa “caccia al deputato” che gli opposti schieramenti si sono sbizzarriti: da una parte, dai responsabili si è passati ai costruttori e poi ai volenterosi, dall’altra ci si è sfogati con i voltagabbana, opportunisti, venduti e altro. Il problema è che nessuno, partito o individuo che sia, può affermare di essere fuori dai movimenti di migrazione dei deputati da un gruppo all’altro e da uno schieramento all’altro.
La stessa cosa si può dire per i governi, quando gli stessi si sono trovati con maggioranze deboli: a questo proposito si ricordano vicende di acquisto in denaro del consenso! Come estremo tentativo Conte ha assicurato che si metterà mano a “un patto di fine legislatura” e si provvederà a “rafforzare la squadra”, quindi a introdurre cambiamenti nella compagine di governo. Sforzi e risultati che devono fare i conti con quanto accadrà al Senato.
Sul momento delicato per il Paese è intervenuto anche il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei: “In questo momento guardiamo con fiducia al Presidente della Repubblica che con saggezza saprà indicare la strada meno impervia. Aggiungo: questo è anche tempo di speranza! Ci attendono mesi difficili, per questo, lo sguardo deve puntare a uscire dall’emergenza sanitaria e alle fondamenta di una nuova stagione che non lasci indietro nessuno”.

(Antonio Ricci)