L’ anno che verrà

01editorialeCi scuserà Lucio Dalla se prendiamo a prestito il titolo di una delle sue canzoni più note per introdurre questo editoriale di fine-inizio anno. Minori problemi dovremmo avere con i registi dell’omonimo film francese, perso nelle paludi della pandemia. D’altra parte è più che naturale che, dopo un 2020 classificato tra i più tristi e difficili dal dopo guerra ad oggi (migliori le condizioni economiche generali ma gravi le incertezze sul futuro prossimo delle categorie meno protette), le persone debbano guardare al nuovo anno con la speranza, neanche troppo nascosta, che alcuni dei nodi principali venuti al pettine dell’ anno vecchio possano esser districati dal 2021.
La dimostrazione l’abbiamo avuta l’estate scorsa, quando la voglia di riprendersi il divertimento perduto nei mesi precedenti ha spinto un po’ tutti a comportamenti che poi abbiamo pagato nei mesi successivi. E i fiumi di persone impegnate negli acquisti ad ogni allentamento di restrizioni sono stati la conferma dello stesso desiderio.
Nel campo della scuola, poi, i mesi di chiusura hanno dato vita ad un fenomeno mai registrato a memoria d’uomo: il desiderio degli studenti, se non di tornare a studiare, almeno di tornare in aula, essendo la socialità un elemento imprescindibile di quell’età. Si è scoperto, infatti, che computer e smartphone possono essere interessanti entro certi limiti e fino ad in certo punto, poi la voglia di contatto diretto non può essere soddisfatta da nessun surrogato.
Lo stesso vale, ribaltata la prospettiva, per gli insegnanti, spesso delusi da una didattica a distanza che a volte avranno pur sognato ma che presto hanno scoperto essere più frustrante dello studente più disattento ma presente in aula nel suo banco. Grandi attese sull’ anno nuovo riversano di certo i piccoli imprenditori del commercio, ristorazione, divertimenti, luoghi di vacanze.
Come per una legge del contrappasso, gli operatori di alcuni luoghi “assediati” dai turisti si sono ritrovati ad auspicare un ritorno delle resse di piccoli vacanzieri e, soprattutto, dei tanti stranieri che fornivano la parte più consistente degli introiti stagionali. Si può prevedere, oggi, se il 2021 risponderà in modo positivo alle aspettative di quelle categorie e di tante altre in trepida attesa?
La risposta non può che essere negativa, al massimo dubitativa. Ma, dato che questi sono giorni di auspici favorevoli, non costa niente trasformare quelle attese in auguri per tutti affinché l’anno che sta iniziando possa riportare nel mondo un po’ di quella pace vera auspicata dal Papa nel suo messaggio… magari con il contributo della nostra buona volontà nel voler cogliere questa occasione non entusiasmante per riordinare i valori per i quali ha senso impegnarsi nella vita.

Antonio Ricci