Roman Gary: eroe di guerra, seduttore, uomo di mondo

Le radici del cieloIn questi tempi da tregenda con il riposo forzato ho pensato di rinunciare per una volta all’uso di seguire e proporre letture aggiornate col tempo per suggerire una piccola immersione in un autore che pur scomparso da tempo (suicida il 2 dicembre 1980) è ancora ben presente in libreria grazie alla benemerita Neri Pozza, quindi i titoli che citerò saranno facilmente reperibili; Roman Gary è nato nel 1914 come Romain Kacev a Vilnius da padre mai conosciuto, trasferitosi in Francia con l’amatissima madre che sempre lo sosterrà nella sua realizzazione artistica.
A trent’anni è un eroe di guerra (aviazione, resistenza, seguace indomito di De Gaulle) scrive un romanzo che Sartre giudicherà il miglio re testo sulla Resistenza: “Educazione europea”. Nel 1956 vince il premio Goncourt con “Le radici del cielo” (diventerà un film di John Huston nel 1958 con la collaborazione alla sceneggiatura dello stesso Gary), travolgente scorribanda nell’Africa che si appresta ad uscire dal colonialismo con punte acuminate di osservazioni e considerazioni sul rispetto dovuto alla natura.
Nel 1962 sposa Jean Seberg bellissima attrice, indimenticabile almeno in “Bonjour tristesse” dal romanzo della Sagan per la regia di Otto Preminger e in “A bout de souffle” con Belmondo per la regia di Jean Luc Godard.
Nel 1975 con lo pseudonimo di Emile Ajar vince il Goncourt (premio che per statuto non può essere vinto più di una volta da un autore) con “La mia vita davanti a sè” struggente storia d’amore tra un ragazzino abbandonato e la donna che lo accoglie, l’anziana prostituta Rosa. All’interno di una situazione di estremo degrado si svelano il limpido amore dei due e le insospettabili capacità di empatie tra i disgraziati del mondo come gli emigrati o i clochard, i malviventi o gli omosessuali.
Gary divorzia da Seberg nel 1970: lei morirà nel 1979 in circostanze mai chiarite, forse per suicidio; lui nel 1980: prima di uccidersi vergò un biglietto con scritto “nessun rapporto con Jean Seberg”. Nello stesso anno viene pubblicato un altro capolavoro “Gli aquiloni” in cui ripercorre per l’ultima volta il sentiero della resistenza unito ad una disperata storia d’amore.
Eroe di guerra, diplomatico (fu accreditato per anni in sedi prestigiose sparse per il mondo), seduttore, uomo di mondo ma sopratutto scrittore. Se anche ci si limita ai testi citati (ma ve ne sono di altri di non minore interesse)ci si accorge della pressoché infinita varietà di tematiche affrontate con la capacità di mutare toni e trame con una facilità disarmante. Come giustamente ha affermato quella eccellente autrice che risponde al nome di Sandra Petrignani “ha saputo raccontare come pochi altri l’ipocrisia, la mediocrità, la stupidità degli uomini”. Mi associo con piacere.

Ariodante Roberto Petacco