
I risultati delle scuole superiori lunigianesi secondo l’indagine della Fondazione Agnelli

Le scuole superiori si apprestano a cominciare una inedita stagione di orientamento, tra restrizioni sanitarie e incontri online, in vista delle preiscrizioni da parte degli alunni della terza media, prevista a partire dal 4 gennaio. Nel mentre, la Fondazione Agnelli, autorevole voce nel campo della ricerca sui percorsi di istruzione, come ogni anno offre il suo report sulle scuole secondarie di secondo grado di tutta Italia. Gli addetti ai lavori conoscono oramai bene il nome dell’indagine, Eduscopio (www.eduscopio.it), che mappa la performance occupazionale o universitaria anche delle scuole della Lunigiana e delle aree circonvicine, prendendo in esame le carriere dei diplomati negli anni 2015, 2016 e 2017. Si tratta di dati da maneggiare con cautela: il successo universitario dipende dalla preparazione ricevuta alle superiori, ma anche dal proprio talento e impegno, così come gli esiti occupazionali dipendono anche dalla domanda di posti di lavoro da parte del mondo produttivo locale, aspetto assai problematico in Lunigiana. Tuttavia, almeno confrontando scuole omogenee per indirizzo, l’indagine offre uno spaccato interessante del panorama scolastico locale, che fa i conti con i cambiamenti demografici e socioeconomici della val di Magra e con le epocali mutazioni della società e del mondo del lavoro. In sintesi: bene i licei classico e scientifico, ma la concorrenza delle scuole fuori dalla Lunigiana inizia a farsi sentire; problematica, come nell’indagine di 12 mesi fa, la situazione delle rimanenti scuole.
Licei: bene classico e scientifico, male linguistico e scienze umane

Per licei e istituti tecnici l’indice di successo adottato dalla Fondazione Agnelli è costituito dai risultati degli studenti nel primo anno di studi accademici, mettendo assieme la media dei voti conseguiti e i crediti formativi ottenuti. Si tratta di un indice non privo di criticità ma che promuove in pieno, tra i licei classici, il “Leopardi” di Aulla, che precede il “Parentucelli” di Sarzana, in forte ascesa rispetto all’indagine 2019, e il “Vescovile” di Pontremoli, che sopravanza ancora il “Costa” della Spezia. Il liceo scientifico di Villafranca, nella sua categoria, si piazza dietro al sarzanese “Parentucelli” e allo spezzino Pacinotti, ma mantiene comunque nei suoi due indirizzi – oltre allo scientifico tradizionale è presente l’indirizzo scienze, dove il “da Vinci” distacca di molto il “Capellini” della Spezia – il più alto indice di successo universitario di tutti gli istituti lunigianesi. Se su classico e scientifico il polo liceale della Lunigiana, pur incalzato da quello sarzanese, si mantiene su livelli alti, lo stesso non si può dire per le scienze umane, in cui è distaccato dal liceo spezzino “Mazzini”, né per il linguistico, dove il “Malaspina” risulta sia dietro il “Mazzini” che dietro lo “Zappa-Fermi” della vicina Borgotaro. Insomma: se i licei lunigianesi si attestano sulle stesse performance degli ultimi anni, sono le scuole dei comprensori circostanti a progredire.

Un dato interessante riguarda la percentuale di studenti che hanno raggiunto senza bocciature il diploma: se è alta, la scuola è molto inclusiva e gli studenti hanno avuto percorsi regolari; se è bassa, la scuola è molto selettiva e gli studenti sono incappati in bocciature e/o hanno abbandonato il corso di studi. Dai dati emerge come al successo universitario del “Leopardi” si associ un alto tasso di selezione degli alunni, mentre per lo scientifico i buoni indici di successo universitario vanno di pari passo con buoni indici di inclusività. Cioè: minori bocciature non sono sinonimo di lassismo ma del raggiungimento di adeguati livelli di preparazione. Luci e ombre per l’istruzione tecnica. Il “Belmesseri” di Pontremoli, nel settore economico, quest’anno è secondo solo allo “Zappa” di Borgotaro e sopravanza gli istituti di Sarzana e Spezia, ma presenta, per gli studenti che non si sono iscritti all’università, il peggiore indice di occupazione post-diploma: solo il 41,6% ha lavorato per almeno 6 mesi nei due anni successivi al diploma. La situazione del “Belmesseri” migliora nell’indirizzo tecnologico, sia a livello di successo universitario che (meno) di occupabilità.
I professionali e l’avvio al lavoro: pesano le difficoltà del tessuto economico locale

Per i professionali l’indice di successo formativo è misurato in termini di inserimento lavorativo dei diplomati, declinato in due modi. Il primo riguarda gli occupati (per almeno 6 mesi entro due anni dal diploma) tra quanti non si sono iscritti all’università. Il secondo è la percentuale di quanti, a 2 anni dal diploma, lavorano e hanno una qualifica professionale in linea con il titolo di studio conseguito. In questo ambito, le scuole lunigianesi, come già negli anni scorsi, soffrono. Per quanto riguarda l’indirizzo servizi (“Belmesseri” di Villafranca e di Pontremoli), i livelli di “placement” occupazionale sono inferiori alle scuole concorrenti, anche se la coerenza dell’impiego con il titolo di studio è molto variegata anche nelle scuole dello spezzino. Nell’eterogeneità degli indirizzi di studio di questo tipo di scuola il dato comune pare essere quello della difficoltà del tessuto economico locale nell’assorbire le professionalità formatesi in queste scuole. Nell’indirizzo industria e artigianato il “Pacinotti” di Bagnone quasi si allinea al dato del “Chiodo” della Spezia, tuttavia una percentuale maggiore di occupati lavora in un ambito coerente con i suoi studi.
Davide Tondani