In altra parte del giornale il nostro bravo Davide Tondani scrive di come è stato vissuto e si sta vivendo lo smartworking in alcune aziende del nostro territorio, delineando pregi e limiti di un modo di lavorare che in questi ultimi mesi è balzato agli onori delle cronache.
La sua inchiesta, per ovvi motivi, non ha riguardato il piccolo mondo del nostro settimanale dove – si dovrebbe sapere ma non è male ricordarlo – convivono da anni presenze lavorative e collaborative di tipo diverso. A realizzare ogni settimana Il Corriere Apuano contribuiscono, infatti, dipendenti e collaboratori volontari: una simbiosi che è andata affinandosi nel tempo e fa sì che coloro che nella sede di via Reisoli esplicano l’attività lavorativa lo facciano con una partecipazione che va al di là del mero vincolo contrattuale e i volontari collaborino con una puntualità e una continuità che vanno ben al di là di un servizio svolto in totale gratuità.
Anche questo nostro piccolo mondo si è trovato, all’inizio del mese di marzo, a dover fare i conti con le restrizioni legate alla pandemia. Il rispetto per la salute delle persone ha portato alla decisione di ridurre i contatti nei locali della redazione; da qui la scelta di avviare, per alcuni, l’esperimento dello smartworking. Come si potrà facilmente capire, anche in questo caso come altre volte, la via seguita è stata quella di sfruttare in modo “artigianale” le opportunità offerte dalle moderne tecnologie.
Dopo i primi giorni, comunque, la parte organizzativa ha iniziato a funzionare in modo soddisfacente, permettendo lo scambio delle informazioni necessarie alla preparazione delle pagine. I risultati li avete potuti verificare nel corso di queste settimane e non sta di certo a noi darne una valutazione.
Quello che, invece, ci preme sottolineare è il “dietro le quinte” di questi mesi: l’impegno nel realizzare un settimanale che riuscisse ad andare oltre la mancanza di eventi e di notizie che ha caratterizzato il periodo di lockdown e che fosse in grado di proporre un futuro positivo, andando oltre lo stillicidio dei bollettini che hanno rischiato di gettare tutti nella disperazione.
Non sappiamo se ci siamo riusciti, ma possiamo garantire che ce l’abbiamo messa tutta, analizzando tanti aspetti meno conosciuti del nostro territorio, prestando attenzione ad argomenti di attualità poco approfonditi dai grandi media, proponendo articoli di carattere culturale con i quali abbiamo messo in risalto fatti e personaggi storici spesso legati alla Lunigiana.
Questo tipo di organizzazione è ancora in atto, anche se ci sentiamo un po’ liberati dall’oppressione di quei giorni: la speranza è che non si debba ricadere in situazioni di così grave pericolo; l’impegno è di continuare a presentare un giornale che possa suscitare il vostro interesse.
Antonio Ricci