Europa al bivio

18Europa_GiovaniSi deciderà sulla guerra al coronavirus il destino dell’ Europa? Se si dovesse guardare all’ordine sparso tenuto dai vari Stati membri dell’Unione Europea in materia di misure sanitarie, la risposta non potrebbe che essere positiva. Tutti a sbertucciare gli italiani, schiavi di una paura assurda che i forti popoli che non si affacciano sul Mediterraneo avrebbero, invece, saputo dominare, fino a giungere al sacrificio di qualche centinaio di migliaia di persone per arrivare ad una fantomatica immunità naturale. Andrà così anche in campo economico? Le premesse ci sono tutte.
Ancora una volta “quelli del Nord” – più ondivaga la Francia – vogliono dettare regole austere, dimostrandosi in tal modo incapaci di distinguere tra situazione critica e disastro totale. A dire il vero il nostro passato, anche quello riferito al Conte 1, non ci fa apparire quel popolo virtuoso smanioso di far fronte ai propri debiti, ma non riconoscere l’eccezionalità del momento vuol dire essere affetti da una cecità (unita a una buona dose di presunzione) davvero imbarazzante.
Un round importante del tira-molla finanziario si sta giocando mentre il giornale è in chiusura, impossibile, quindi, fare valutazioni definitive mentre le bocce sono ancora in movimento. È fuori discussione, però, che una crisi che porterà nel mondo morti, malattia, nuova povertà ha bisogno di un approccio che sia nello stesso tempo unitario e sfaccettato. E questo vale non solo per l’ Europa ma per il mondo intero.
Lo ha detto anche Papa Francesco: “Non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”. Lo ha sottolineato, riferendosi all’ Europa, il presidente Mattarella: “Mi auguro che tutti comprendano appieno, prima che sia troppo tardi, la gravità della minaccia per l’ Europa. La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell’Unione ma è anche nel comune interesse”.
D’altronde, l’Europa paladina di democrazia ha già – e ancora una volta – fatto cilecca sul caso Ungheria, quando quel Parlamento ha approvato una legge che conferisce a Orban pieni poteri a tempo indeterminato e senza contrappesi costituzionali. Al di là delle minacce del PPE di estromettere quel Paese dal consesso dei Popolari e di un richiamo della commissaria europea, il fatto è già stato messo in secondo piano, magari con la scusa di non intromettersi nei fatti interni di uno Stato.
Dal punto di vista economico, sperando di essere smentiti a breve, per ora il Consiglio europeo, dove siedono i leader nazionali si è arenato sull’istituzione dei bond, in alternativa all’utilizzo del Mes-Fondo salva Stati, sostenuto da Germania e Stati del Nord in genere, e sulla definizione di un piano di investimenti straordinario che dovrebbe servire a proteggere il tessuto produttivo dei Ventisette per mantenerli in grado di tener testa ai competitori mondiali. Non ci sono tante alternative: o si capisce che non ci si salva da soli oppure si corre il rischio di avviare un processo disgregativo che ci riporterebbe indietro di decenni.