Cresce il numero dei medici morti nella guerra al Coronavirus

14medicoNei giorni scorsi ha superato la soglia delle 65 unità (ma il dato è in costante aumento) il numero dei medici morti nella lotta all’epidemia da coronavirus e quasi 9.000 erano gli operatori sanitari (medici, infermieri e Oss) contagiati. Tiene aggiornato l’elenco con i nomi dei medici deceduti la Fnomceo (Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri) nel suo sito – https://portale.fnomceo.it/ – che, viene annunciato, “resterà listato a lutto in loro memoria”.
In una lettera-appello pubblicata sul British Medical Journal, il presidente nazionale Filippo Anelli ha sottolineato che “l’inadeguatezza del modello ospedale-centrico per far fronte ad epidemie di questa portata si è resa evidente dopo la chiusura di interi ospedali in Italia per la diffusione dell’infezione tra medici, infermieri e pazienti”.
Quella contro il coronavirus Covid-19, secondo il medico, è una battaglia da vincere sul territorio. Anelli parla di “dati peggiori di quelli registrati in Cina che si è fermata a 3.300 sanitari contagiati e 23 decessi” e afferma: “È lecito supporre che questi eventi sarebbero stati in larga parte evitabili se gli operatori sanitari fossero stati correttamente informati e dotati di sufficienti dispositivi di protezione individuale adeguati: mascherine, guanti, camici monouso, visiere di protezione, che invece continuano a scarseggiare o ad essere centellinati in maniera inaccettabile nel bel mezzo di un’epidemia a cui pure l’Italia si era dichiarata pronta solo due mesi fa”.
Il presidente definisce “errore fatale” l’assenza negli ospedali di percorsi dedicati esclusivamente al coronavirus “quanto ad accesso, diagnostica, posti letto e operatori sanitari” e avverte che nessuna epidemia “si controlla con gli ospedali, come si è forse erroneamente immaginato: è sul territorio che va espletata l’identificazione dei casi con test affidabili ma anche con rapidi kit di screening e la sorveglianza con la tracciabilità dei contatti, il monitoraggio e l’isolamento”.
Fondamentale “sbloccare immediatamente e senza ritardi le forniture di dispositivi di protezione individuale ” ed “eseguire test di screening a risposta rapida in maniera sistematica per lo meno a tutti gli operatori sanitari operanti nel pubblico e nel privato – inclusi i medici di medicina generale e operatori di case di riposo o Rsa, centri diurni – che mostrano sintomi di infezione da Covid-19 (anche lieve e senza febbre) o che sono stati in contatto con casi sospetti o confermati”.
Uno screening che “deve avvenire mediante test a risposta rapida validati” e che “dovranno essere confermati eseguendo tamponi faringei” due volte alla settimana. “Soltanto così – conclude Anelli – si potrà avviare, sia pure in ritardo, una fase più controllata dell’attuale andamento epidemico”. (G.P.T. – Agensir)