Pontremoli da Matilde di Canossa a Federico Barbarossa

Un borgo di commerci e con produzione agricola e artigianale nel contado

11Matilde_di_CanossaIl singolare ”mestiere” dello storico comporta la narrazione di fatti insieme a una costante riflessione sul significato della storia. Lo storico Edward H. Carr è maestro nel dimostrare che “possiamo comprendere il presente unicamente alla luce del passato”. Chi ha tenuto cattedre di storia sa quanto insegnare storia sia difficile. Con questa consapevolezza il 3 marzo ha impostato la sua lezione all’Unitre di Pontremoli-Lunigiana il fivizzanese Mario Nobili, docente di storia medioevale all’Università di Pisa, che continua da pensionato a studiare e scrivere saggi storici, nel 2018 è stato pubblicato Le forme di vita del Medioevo con riferimenti all’età contemporanea, recensito anche sul Corriere Apuano da Andreino Fabiani e Francesco Leonardi.
Nella lezione è partito dai maestri per rileggerli alla luce di nuovi criteri e contributi, sul tavolo teneva libri dei grandi medievisti Georges Duby, Giovanni Tabacco e Vito Fumagalli, storico che frequentò il Liceo Vescovile di Pontremoli da cui Nobili ha avuto convincenti sollecitazioni a collaborare nella ricerca, con attenzione speciale alla vita quotidiana nel Medioevo (rapporto uomo-natura, foreste, animali, malattie, coltivazioni, catasti), quando laici e monaci fecero rinascere il paesaggio agricolo dei campi recuperati dalla foresta diffusa che faceva paura. Milites elegantes. Le strutture aristocratiche nel territorio lucchese (800-1100) pubblicato pochi mesi fa dall’Università di Firenze è un saggio importante di Paolo Petri che, mentre conferma l’impianto degli studi dei maestri sopraddetti, li arricchisce di analisi di vasta documentazione su come funzionava una ”società di colle” fino all’età signorile e cavalleresca.

Federico Barbarossa
Federico Barbarossa

Nello specifico la ricerca si concentra su Lucca, importante centro carolingio e canossiano della Marca della Tuscia nella cui orbita gravitava anche la Lunigiana. I maestri di storia locale della prima metà del Novecento citati da Mario Nobili sono stati Ubaldo Formentini, Pietro Ferrari, Manfredo Giuliani. La loro narrazione era fatta per ipotesi e notizie attinte largamente dalle “Antichità Estensi” e dal Carteggio col filosofo Leibniz del Muratori (1672-1750) gigantesco raccoglitore modenese di documenti vagliati “con critica libera e onesta” (Armando Saitta). Pietro Ferrari colloca Pontremoli dentro il dominio degli Adalberti, fondatori del monastero di Aulla (884).
Pontremoli è citata la prima volta nell’Itinerario di Sigerico (990-994) e la seconda volta nel 1066 compare come ”borgo” nel documento della donazione della cella monastica di San Bartolomeo presso Scorcetoli al monastero del Tino. La vasta dominazione di venti contee (tra cui Genova, la Lunigiana, Pisa) fu affidata nel X sec. a Oberto “alter ego” del primo imperatore tedesco Ottone di Sassonia; un ramo degli Obertenghi sono i Malaspina, capostipite Obizzone, che dal pavese arrivano nel 1221 in Lunigiana con investitura feudale imperiale. Formentini aveva studiato la dominazione longobarda in Lunigiana e quella matildica canossiana in Garfagnana.
Mario Nobili riflette sui criteri storiografici dei tre studiosi citati e trova Manfredo Giuliani il più “moderno” che scrive di Pontremoli consorzio signorile di famiglie con giurisdizione sul territorio chiuso a nord tra il monte Gottero e il Cirone e, a sud, dal bacino dei torrenti Capria e Teglia; fu borgo (“città” per l’etimo tedesco burg), come un “caravanserraglio” per i paesi intorno. Ma fu anche un nodo del grande commercio, grazie alla sua posizione geopolitica: tappa della Francigena, vicina alle repubbliche marinare di Genova e Pisa che importavano e praticavano il lucroso mercato delle spezie d’Oriente, collegata a Piacenza dove si incrociavano fiere e mercati del Nord di Baviera e Champagne coi borghi mediterranei.
Federico Barbarossa nel 1167 con un diploma conferma agli uomini di Pontremoli privilegi e l’esercizio di iura regalia,tutti i poteri di governo del re: riscossione delle imposte, diritto di banno (emettere ordinanze su temi locali) e “l’andare all’Alpe” per praticare il risorto fenomeno della transumanza. Da un’economia chiusa di sussistenza anche Pontremoli entra nel sistema di mercati, pedaggi, tributi che fanno nascere l’economia monetaria dopo il Mille, quando l’Europa ha un forte incremento demografico, inventa nuove tecniche per la produzione quali il mulino ad acqua, l’aratro versorio di metallo, il giogo dei buoi che aumenta la loro forza lavoro, la rotazione triennale delle colture agricole che alterna parti di campo lasciate “a saldo”perché si fertilizzino con l’azoto dell’atmosfera.

Maria Luisa Simoncelli