
Enrico Vanzina, figlio del grande regista Steno, ha respirato “aria di cinema” fin da quando era in fasce divenendo, con il fratello Carlo, produttore cinematografico e regista di film di successo, con cast di attori apprezzati. Persona eclettica ha spaziato, e continua, in vari campi compreso quello del giornalismo e delle fiction televisive. Come scrittore ha pubblicato libri che hanno riscosso consensi di pubblico e di critica, permettendogli di vincere premi alquanto importanti.
Il libro “Mio fratello Carlo” si può definire una lettera d’amore dai tratti fortemente intimistici che evidenzia l’unione, quasi simbiotica, con il fratello, passato dall’altra parte della strada. Un ripercorrere a ritroso eventi, lieti e non, tappe, esperienze, fatiche, successi con il valore aggiunto dell’amore. Il grande motore che fa girare il mondo permettendo al Sommo poeta di asserire “che move il sole e le altre stelle…”.
Quasi un bisogno dell’autore di condividere con i lettori un mosaico di vissuti e di “sentiri” su cui la polvere del tempo non si poserà perché è come una madia di campagna che profuma di luoghi, di colori, di suoni, soprattutto di volti, permettendo al passato di fondersi perfettamente con il presente, con una narrazione manducata, chiara, precisa senza scadere nel retorico, creando un legame vivo fra i personaggi descritti e chi legge.
Questa è la grande forza del raccontare intrecciando, con intelligenza e squisita umanità, lo stile narrativo e meditativo senza scordare la nostra, non disperata seppur dolorosa, finitudine nel mondo. Il grande palcoscenico su cui non siamo gettati a caso, né per caso, bensì per un disegno più alto che ci consente di parlare di “un fine”, non di “una fine”.
L’epilogo del libro rievoca il giorno della morte di Carlo, a causa di una malattia ineluttabile. Indicibile dolore, mentre la mente si riempie di pensieri su cui brilla la limpida testimonianza valoriale lasciata da Carlo. Eredità preziosa da imitare e di cui essere orgogliosi. Scorrono, come su un set cinematografico, le risate, quando le ambasce erano lontane, i consigli, le discussioni, le pacche sulle spalle, il senso della giustizia e dell’onestà, la forza della fede cristiana che dà senso al mistero della sofferenza e della morte.
Due fratelli legati da un filo inossidabile che supera gli angusti spazi del tempo e dello spazio, aiutandoci a recuperare, in codesto nostro tempo distratto e nebuloso, la bellezza dei legami affettivi e il potere rigenerante dell’amore. Dalle pagine, intessute di tenerezza, il messaggio di custodire lo scrigno dei ricordi coltivando i progetti del futuro che continua. L’uno senza l’altro sono niente in quanto un futuro che non sa pescare nel passato, riscattandolo continuamente dall’oblio, è solo vacuità.
Ivana Fornesi