
La mai abbastanza benemerita “Mattioli 1885” procede nella sua costante ricerca al fine di proporre opere di assoluta qualità ed originalità all’interno di una condizione editoriale in cui forse è sempre più difficile destreggiarsi per il lettore odierno tra il magma indistinto che, anche se non solo in questo senso, sembra avvolgere tutto; in questo caso si tratta di “Lontano da Crum” di Lee Maynard (Mattioli 1885, traduzione di Nicola Manuppelli, a cura di Chiara Voltini, prefazione di Gian Paolo Serino, pagg.199, euro 15).
L’autore (1936-2017) è stato uno scrittore statunitense nato nella cittadina di Crum, West Virginia, luogo in cui ha ambientato una trilogia di cui questa è la prima parte – cui speriamo seguano le altre – per la quale ha suscitato scandalo nel suo paese per il linguaggio scurrile e per le esplicite scene di sesso tanto che per anni è stato vietato nella maggior parte delle biblioteche e di frequente ritirato dalle librerie.
A Crum, appunto, troviamo Jesse Stone, ragazzino che sta ultimando le scuole superiori e che cova il sogno di andarsene da qualsiasi parte purchè abbastanza lontano. La cittadina non conta che un paio di centinaia di abitanti ed è facile capire come non siano molte le occasioni per uscire dalla routine. Quindi nel racconto si delineano fin dall’inizio le dinamiche ripetitive fino all’ossessione di situazioni tanto ricorrenti che esemplari ma sempre e comunque non esaustive per chi in sé, come il protagonista, cova tensioni irrisolte. Se il mondo degli adulti appare fin troppo comprensibile nella sua sorta di addormentamento progressivo, per i ragazzi procede inesausta la ricerca del diversivo.
Ecco allora l’intento comune della variazione del tema che assume per i giovani virgulti caratteristiche tese nelle possibili soluzioni. Così il teppismo e la violenza possono sterzare verso provocazioni pericolose che hanno lo scopo precipuo di consentire nuovi spunti di osservazione.
La provocazione di incidenti voluti con la dissennata consapevolezza degli esiti si susseguono senza soluzione di continuità ma non sembrano bastare, il passo successivo porta inevitabilmente al confronto con l’altra metà del mondo. Le ragazze sono il necessario territorio di caccia dove alle improbabili risultanze sessuali seguono rancori destinati a restare nel tempo. La sconsideratezza porta con sé anche il rischio delle incomprensioni e i fraintendimenti si susseguono tra la tristezza consapevole della scarsità del risultato rispetto al sogno del raggiungimento di soddisfazioni profonde. Il futuro sembra essere rispecchiato nell’osservazione per il mondo degli adulti che si rivela ben presto in maniera definitiva assestato nella noia più profonda. L’importante sembra avere sempre qualcuno di cui sparlare.
E se talvolta gli innumerevoli scambi , di parole come di botte, sembrano offrire possibili svolte la delusione assume il senso della prevalenza. Ma l’analisi comunque impietosa di quel mondo non porta il lettore allo sconforto perchè Maynard riesce con uno sguardo insieme implacabile ma disincantato e tragicomico a tenere l’attenzione accesa in una sorta di tensione onirica dove le aspettative del protagonista diventano percepite e partecipate.
A qualcuno Maynard ha ricordato il grande Mark Twain, qualcun ‘altro ha evocato “Il giovane Holden”, certo è che dopo le uscite delle sue opere, se ne è andato davvero da Crum, in quella città è stata emessa una legge comunale che vietava l’ingresso e il soggiorno per lo scrittore, infatti lì non è mai tornato. Leggere per credere.
Ariodante Roberto Petacco