
Sembra incredibile, ma la politica italiana ruota ancora intorno al tema delle elezioni. Che siano dietro l’angolo, in autunno, o un po’ più avanti, in primavera, l’argomento tiene banco nel dibattito pubblico e condiziona in modo decisivo le mosse dei partiti, soprattutto di quelli della maggioranza, se non altro perché molto (anche se non tutto) dipende dalle loro scelte.
Da ormai un anno e mezzo, il Paese è attraversato da una campagna elettorale permanente, tra appuntamenti prefissati (le recenti europee, varie tornate regionali e amministrative) e il fantasma delle elezioni politiche anticipate che accompagna la legislatura sin dal suo inizio, quando sembrava che M5S e Lega non riuscissero a trovare un accordo per formare il governo.
Se si vanno a rileggere le cronache del maggio dello scorso anno, si rimane basiti nel verificare che anche allora si ragionava sulla tempistica per tornare alle urne e dare vita a un nuovo governo nei termini necessari al varo della legge di bilancio, senza di cui il Paese andrebbe a rotoli.
Dopo più di un anno, anche se con il peso politico dei due partiti si è ribaltato dopo le europee (ma in Parlamento M5S ha ancora una rappresentanza doppia rispetto alla Lega!), siamo ancora lì, con le due forze politiche impegnate in un braccio di ferro in forza del quale ogni giorno fanno volare minacce e insulti, riuscendo così ad occupare tutta la scena.
Un gioco reso ancor più facile dall’assenza di una proposta alternativa credibile, il che spiega il consenso che l’esecutivo continua a riscuotere nel Paese. Il favore dell’opinione pubblica è una condizione rara per un governo in carica da oltre un anno e potrebbe essere utilizzata per impostare finalmente quelle politiche di ampio respiro che sarebbero necessarie per far ripartire il Paese, al di là degli slogan elettorali.
Tanto più che l’aver evitato la procedura d’infrazione europea, per merito degli esponenti più ragionevoli dell’esecutivo, premier in testa, ha consentito all’Italia una fase di relativa tregua finanziaria sui mercati internazionali. Ma sembra che non ci sia niente da fare, il peccato originale che il governo si porta dietro dalla sua nascita induce i due “alleati” a superare limiti di decenza che di volta in volta sembrerebbero ultimativi. Il problema è che, tra un decreto sicurezza e l’altro, il Paese viene invece tenuto in uno stato di continua incertezza.
Finora ha retto tutto sommato bene, perché a livello economico i suoi “fondamentali” sono sostanzialmente solidi. Ma fino a quando potrà durare questa situazione? Ci sono questioni, basterebbe pensare al declino demografico, che richiedono di essere affrontate con urgenza e in modo adeguato alla loro portata, non rinviate agli slogan da sbandierare al prossimo appuntamento elettorale.
Agensir