Dal Romanico al Barocco: i racconti delle pietre

Tenuta a Fivizzano la conferenza dell’arch. Stefano Calabretta

L'abside della pieve di Codiponte
L’abside della pieve di Codiponte

Dal Romanico al Barocco: fasto e devozione nella Lunigiana orientale del XVII/XVIII secolo è il titolo della conferenza tenuta dall’arch. Stefano Calabretta nel giardino di Palazzo “Fantoni Bononi” di Fivizzano, che sta ospitando la quarta edizione dei “Giovedì storico-culturali” sotto la regia di Ragna Engelberg.
Il tema ha attirato l’interesse di un buon numero di persone, che sono state portate a conoscenza degli importanti interventi di restauro eseguiti, o da eseguire, in molti edifici di culto della Lunigiana Orientale, resi necessari dai danni causati dal terremoto del giugno del 2013, ma anche della loro storia artistica e religiosa. Le pietre, come gli scavi archeologici e il resoconto delle visite pastorali dei Vescovi, ci hanno raccontato molte cose” ha detto l’architetto Calabretta, che ha progettato e curato un po’ tutti i lavori di restauro delle chiese di quel territorio per conto della Diocesi.

La pieve di Codiponte
La pieve di Codiponte

Hanno raccontato, ad esempio, che alcune pievi sono cambiate molto nel corso dei secoli, assumendo, dopo il Concilio di Trento, connotazioni barocche – come quelle di Viano ed Offiano-, riconducibili a ragioni non solo religiose ed artistiche, ma anche economiche e politiche. Alcune hanno mantenuto i caratteri originari, anche se, talvolta, sotto forma di ruderi, perché abbandonate, altre, come la pieve di Codiponte, perché le costruzioni romaniche sono state in grado di resistere ai terremoti. Anche questa pieve, tuttavia, fa pensare a qualche cambiamento, ad un possibile riempimento davanti all’attuale portale d’ingresso, considerato che, dal sagrato, per entrare in chiesa, si devono scendere alcuni gradini.
Nel corso del suo intervento il relatore ha ripercorso sinteticamente la storia delle pievi, molto diffuse ( ancora oggi nella nostra Diocesi se ne possono contare 35) nei secoli X-XII nelle campagne, in un contesto storico- culturale caratterizzato dall’influenza dei monasteri e delle corti e, dal punto di vista architettonico, dal cosiddetto stile “romanico”, termine coniato a metà del 1800.
Esso, ad esempio, è individuabile, nei vari edifici, nella divisione in campate, nello spessore delle murature, nelle colonne con capitelli scolpiti. Le pievi erano una forma di organizzazione ecclesiastica cattolica e ad essa facevano riferimento, per i momenti più importanti del culto – battesimi, funerali… -, gli abitanti dei paesi vicini, dove erano presenti cappelle, successivamente trasformate, con un processo non facile, in parrocchie. Il Concilio di Trento e la Controriforma, specialmente nel secolo XVIII, favorirono (anche se alcuni studiosi non sono dell’avviso) la nascita del Barocco, considerato come una reazione della Chiesa allo spirito “riformatore” del Protestantesimo attraverso le arti figurative, con le quali intendeva riaffermare i suoi dogmi.
Ecco che – proprio come esprime il significato di “perla irregolare” del termine portoghese o spagnolo “barocco”- lo “sfarzo , la bizzarria e la teatralità delle figure” dei dipinti erano il mezzo per colpire l’attenzione e per suscitare emozioni nelle persone, richiamandole sulla retta via.
Si può dire che dall’arch. Calabretta sono stati toccati temi importanti, nei quali é possibile ricercare il fondamento religioso e spirituale delle nostre popolazioni e capire come avveniva la “cura delle anime”. Ad essi hanno dedicato importanti scritti anche Augusto Ambrosi, Mario Nobili e Luciano Bertocchi, per citare solo alcuni studiosi lunigianesi.

Andreino Fabiani