Iniziarono a Mommio le terribili stragi del 1944

Fu la prima messa in atto dalla follia nazista: era il 4 maggio. Poi toccò alla gente di Forno, San Terenzo, Vinca, Bergiola, il Frigido, Regnano…

Il monumento alle vittime della strage nazifascista di Mommio del 4 e 5 maggio: quella nel paese del fivizzanese fu la prima di una lunga serie messa in atto anche nel territorio della provincia di Massa Carrara tra la primavera e l’autunno del 1944.
Il monumento alle vittime della strage nazifascista di Mommio del 4 e 5 maggio: quella nel paese del fivizzanese fu la prima di una lunga serie messa in atto anche nel territorio della provincia di Massa Carrara tra la primavera e l’autunno del 1944.

Sono trascorsi settantacinque anni da quel terribile 1944 quando, tra la primavera (quando i nazifascisti infierirono contro la popolazione di Mommio) e l’autunno, centinaia di persone innocenti, uomini anziani, donne inermi e bambini vennero uccisi dalla furia omicidia delle truppe naziste spesso sostenute e guidate da reparti di fascisti locali. In questo lungo e inesorabile trascorrere del tempo quasi tutti i testimoni e i sopravvissuti ci hanno lasciato, ma la memoria di quei mesi resta viva nei paesi e nelle comunità coinvolte ed è dovere di tutti tramandarla.
Erano le settimane che precedettero e seguirono le stragi di Sant’Anna di Stazzema e di Monte Sole-Marzabotto, quelle più note a livello nazionale; settimane nelle quali la strategia militare nazista evolse in quella “guerra ai civili” teorizzata e dimostrata dagli storici che si sono occupati di quei fatti.
L’avanzata dell’esercito alleato lungo la Penisola dopo lo sfondamento della linea Gustav a Montecassino nel maggio 1944, portò alla riorganizzazione dell’esercito nazista -sostenuto dai reparti della RSI – lungo una nuova linea del fronte, la “Gotica”, tra la Versilia e la costa adriatica tra Marche ed Emilia Romagna, passando per le Apuane e l’Appennino.
Per i nazisti la crescente presenza dei partigiani era intollerabile, ma le formazioni dei “ribelli” erano difficili da contrastare sul campo. Così venne messa in atto una strategia diversa quanto terribile: se non si possono colpire direttamente i partigiani si può mettere a ferro e fuoco il territorio dove questi operano e, soprattutto, si possono dare esempi indimenticabili entrando nei paesi e facendo strage di quanti lì vivono.
Quello pubblicato qui sotto è un elenco delle stragi e degli eccidi più rilevanti, quelli dove il numero delle vittime tra i civili fu più elevato, dove l’efferatezza degli atti dimostra quanto l’uomo possa diventare animale. Ma ci sono altre decine di episodi drammatici, sparsi nel territorio da Zeri a Montignoso: una raccolta più completa si può trovare nell’Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia (www.straginazifasciste.it)

Mommio – 4, 5 maggio. Rastrellamento nell’alto fivizzanese per la presenza di bande partigiane. Mentre Sassalbo non è oggetto di rappresaglia a Mommio vengono uccisi 19 civili e 3 partigiani.

Forno – 13 giugno. A Forno i partigiani hanno il loro comando: tedeschi e fascisti entrano in paese all’alba: cinquanta uomini vengono deportati in Germania, altri fucilati. Si conteranno 68 vittime.

Ponticello – 3 luglio. Durante un rastrellamento, cinque civili vengono prelevati nei pressi di Dobbiana, scortati fino a Ponticello dove, il mattino successivo, sono fucilati nel piazzale della chiesa.

Canova di Aulla – 24 luglio. In uno scontro rimangono uccisi alcuni tedeschi. Per rappresaglia viene bruciato il paese e fucilati 8 civili.

Marciaso di Fosdinovo – 3 agosto. Dopo uno scontro fortuito tra genieri tedeschi e partigiani il paese viene minato e bruciato: muoiono 6 anziani che non sono riusciti a mettersi in salvo.

Bardine San Terenzo e Valla – 19 agosto. I partigiani uccidono 17 tedeschi che avevano fatto razzia di bestiame. I soldati del battaglione di Reder uccidono a Bardine 53 prigionieri, a Valla altre 114 persone tra cui 63 donne e 11 bambini. Tra loro anche il parroco, don Michele Rabino.

Guadine di Massa – 24 agosto. I tedeschi percorrono il paese sparando: si contano 13 vittime, tra cui cinque donne.

Vinca – 24 agosto. Le SS di Reder con membri della Brigata Nera massacrano la popolazione, in prevalenza donne (95) e bambini (26): in totale 144 vittime; tra loro anche il parroco, don Luigi Ianni.

Massa – 10 settembre. Dieci religiosi ed altre persone, tra cui tre sacerdoti, catturati nella Certosa di Farneta, vengono fucilati a piccoli gruppi in diversi luoghi della città di Massa: si contano 37 vittime.

Tenerano di Fivizzano – 13 settembre. Dopo un’azione contro i partigiani, i nazifascisti scendono in paese dove uccidono 16 persone.

Bergiola Foscalina – 16 settembre. Un militare di Reder viene ucciso tra Massa e Carrara; un reparto tedesco inizia la strage nel paese vicino. Si conteranno 71 vittime tra cui 40 donne e 17 bambini.

Fosse del Frigido – 16 settembre. I circa 170 detenuti nel carcere di Massa vengono trasportati nel fiume Frigido e uccisi a raffiche di mitragliatrice. Si conteranno 147 vittime: tra queste una donna di Zeri che era stata incarcerata per macellazione abusiva.

Avenza – 10 novembre. Alcuni partigiani sequestrano tre militari germanici: i tedeschi mettono in atto una rappresaglia in Avenza rastrellando una settantina di uomini e uccidendone 11.

Regnano di Casola – 23 novembre. I tedeschi occupano Regnano, dove ha sede il comando della III Brigata lunense “Spezia”. Il paese è devastato e vengono fucilati 13 civili.