
Aperta fino al 31 maggio nel Centro Arti Plastiche

L’esposizione sulla Ferrovia Marmifera Privata di Carrara inizia con la proiezione di un video in cui viene narrata la storia della coltivazione del marmo nelle cave carraresi dal V secolo a.C. ad oggi, mostrando fin dall’inizio al visitatore l’importanza che il marmo ha sempre rivestito per Carrara. Il vero problema, oltre all’estrazione dell’”oro bianco” dalle Alpi Apuane, è sempre stato il trasporto dalle cave al porto per imbarcarlo sulle navi lì attraccate che lo fanno giungere in ogni parte del mondo.
Fino all’invenzione della ferrovia veniva utilizzato il sistema della lizzatura, che consisteva nel far scivolare il blocco di marmo a valle su travi di legno, trainato da buoi e con grandi fatiche e rischi di incidenti gravi e frequenti.
L’idea di usare le rotaie quale mezzo di trasporto del marmo venne intorno alla metà dell’Ottocento ad un gruppo di proprietari di cave, i quali chiesero al duca di Modena Francesco IV d’Este il permesso per costruire una linea ferroviaria che collegasse i siti estrattivi al mare.
L’autorizzazione giunse poco dopo e iniziarono subito gli studi per la sua realizzazione.
In mostra vi sono i documenti che attestano la nascita della Società della Ferrovia Marmifera Privata di Carrara (FMC), costituita a Firenze da Luigi Mordant e Adriano Righi il 29 maggio 1874, e le convenzioni stipulate per la costruzione dei tronchi ferroviari.
Il 19 agosto 1876 vennero inaugurati i tronchi da Avenza a Marina di Carrara e da Carrara alle stazioni di Miseglia e di Piastra, il 15 maggio 1890 quelli della parte a monte. Chi visita le sale dell’esposizione si rende conto della grande impresa ingegneristica che ha portato alla costruzione di 16 ponti e viadotti e 15 gallerie in un percorso di 22 chilometri con una pendenza media del 45 per mille.
La ferrovia attraversava tutta la città di Carrara e affiancava il viale XX Settembre arrivando fino al mare con un sistema che permetteva il carico del blocco del marmo direttamente sulle navi. Questa immensa opera è documentata con la pianta generale di tutta la linea, i progetti dei ponti, dei viadotti, delle stazioni, dei piazzali di caricamento, le sezioni di gallerie, di pile dei ponti di Vara e di Canal Piccinino, dei binari, dei sottopassaggi nel viale da Carrara a Marina, con le planimetrie delle stazioni, dell’allacciamento alle segherie di Avenza e i dettagli delle singole tratte.
Ma la Ferrovia Marmifera non era solo una grande opera ingegneristica, rappresentava anche l’identità della città di Carrara, un’importante attività lavorativa che è documentata nell’archivio della Società con numerose cartelle del personale (e una di queste è stata esposta nella mostra). Una sala dell’esposizione è stata dedicata alla vita degli operai e degli impiegati, sono messi in in mostra il libretto dei locomotori di Ravaccione e i loro volumi tecnici, le istruzioni dei segnali delle locomotive, i progetti della FMC del carroambulanza, la barella per il trasporto degli infortunati, il telefono che collegava le stazioni secondarie con la stazione principale di Monterosso.
La mostra termina con un video in cui sono state raccolte testimonianze dirette sull’attività della Ferrovia Marmifera e con alcune fotografie usate per mettere a confronto i luoghi com’erano e come sono oggi. È stato anche allestito l’ufficio del capostazione con precisione e attenzione ai particolari. L’esposizione racconta con accurata documentazione l’identità di Carrara costruita sul suo marmo, più incisiva nel passato che nel presente.
Paola Bianchi