Una soluzione non violenta per il Venezuela

L’invito di vescovi, religiosi e laici a giungere al cambiamento in modo pacifico e trasparente

Manifestazione in piazza a Caracas
Manifestazione in piazza a Caracas

È difficile immaginare una via di uscita dal caos che si è venuto a creare in Venezuela dopo che Juan Guaidò si è autoproclamato presidente ad interim ed ha chiesto nuove elezioni presidenziali, non riconoscendo valide quelle che nel 2018 hanno decretato la conferma di Nicolas Maduro.
Sulla crisi, che al momento è aperta anche ad una soluzione violenta, si intrecciano tutti i problemi che vengono a galla quando si parla di Sud America. Dal controllo delle ricchezze naturali – in questo caso il petrolio – al “cortile di casa” degli Usa, dalle rivoluzioni che ne ribaltano altre alle forme di corruzione alimentate dai vari regimi militar-dittatoriali.
Così può non suonare strano che gli Usa stiano per Guaidò e la Russia per Maduro e sarebbe quanto mai ingenuo pensare che le due diverse prese di posizione possano nascere da una qualche forma di “amore” per il popolo venezuelano.
Da parte sua, ancora una volta l’Unione europea non è riuscita ad elaborare una posizione unitaria: i Paesi “forti” come Francia, Germania… stanno con Guaidò, i “garantisti”, per prima l’Italia, non vogliono intervenire nei fatti di un Paese sovrano.
Come spesso è accaduto nel passato, a cercare di trovare una soluzione non violenta è la Chiesa cattolica, attraverso i pronunciamenti di vescovi, religiosi e laici impegnati ad evitare che a rimetterci sia proprio quel popolo nel nome del quale tutti affermano di agire.

Padre Alfredo Infante, gesuita e direttore della rivista “Sic” del Centro Gumilla
Padre Alfredo Infante, gesuita e direttore della rivista “Sic” del Centro Gumilla

Dichiara al Sir padre Alfredo Infante, gesuita e direttore della rivista “Sic” del Centro Gumilla, che “una soluzione pacifica e negoziata, che porti a un governo di transizione e a nuove elezioni, è l’unica strada”. E lo dice da “uomo di sinistra” da persona di strada che vede “la fame e la sofferenza del popolo”.
È contrario ad un intervento militare guidato dagli Stati Uniti: “Ogni intervento armato è un’incognita. In questo caso, il rischio concreto sarebbe quello di passare da un’emergenza umanitaria a una catastrofe umanitaria”. Forte la presa di posizione della Chiesa.
Al termine della conferenza stampa durante la quale è stato presentato un documento che è espressione di tutta la Chiesa venezuelana, mons. José Trinidad Fernández, vescovo ausiliare di Caracas e segretario generale della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), ha dichiarato che “serve un cambiamento politico, il popolo lo chiede, per andare a elezioni chiare e trasparenti”.
Si legge, tra l’altro nel documento: “Sperimentiamo, in tutte le comunità nelle quali prestiamo servizio, e in tutto il contesto nazionale, una situazione dolorosa di ingiustizia e sofferenza per la carenza di ciò che è necessario per una vita degna e produttiva e per la mancanza di difesa di fronte alla giustizia. Tutto questo ha generato, con determinazione e speranza, la ricerca di un cambiamento politico attraverso un processo di transizione pacifica e trasparente, che porti a elezioni libere e legittime, per riprendere la direzione della democrazia e giungere al ripristino dello Stato di diritto”.

(a.r.)