I Cavanna, tipografi a Borgo Taro e a Pontremoli

La presentazione a Pontremoli del libro “Le stelle dei Bassani Cavanna” è stata l’occasione per approfondire una storia di stampatori, editori e di eroi della Resistenza. Per l’occasione, nella biblioteca del Seminario, allestita una mostra con libri e opuscoli stampati da Cavanna all’inizio del Novecento.

Carta intestata dell'inizio del Novecento delle tipografie Cavanna di Borgotaro e Pontremoli
Carta intestata dell’inizio del Novecento delle tipografie Cavanna di Borgotaro e Pontremoli

Le storie personali e della propria famiglia sono sempre anche indizio concreto e privilegiato per conoscere la storia più ampia di un territorio e di un’epoca. È così per il libro di Cesare Bassani Le stelle dei Bassani Cavanna (Leucotea, Sanremo, 2018).
In forma di romanzo riemerge la vicenda culturale e aziendale di Cesare Cavanna di Berceto, il capostipite di una tipografia rilevata a Borgo Taro nel 1887, trasferita a Pontremoli nel 1907 fino al 1927 (ma rientrata a Borgo Taro negli anni della guerra per mancanza di manodopera), dal 1928 operativa a Carrara.
Un tempo lungo che conosce i colossali eventi di due guerre mondiali, fascismo, resistenza, con forti trasformazionali sociali, economiche e ambientali anche a livello locale. Con la preveggenza sua e della moglie Caterina Bianchi sposta la tipografia dove ci sono migliori affari e minor concorrenza. Mette l’occhio su Pontremoli che con la costruzione della ferrovia conosce notevoli sconvolgimenti del paesaggio, mutazioni del tenore di vita e fermenti politici e sindacali insieme a una vivacità intellettuale di giovani universitari. Un’occasione fertile di buoni sviluppi fu la crisi della tipografia Rossetti per aprirne una nuova in via Cavour, che il “patriarca” Cesare Cavanna fa gestire al genero Eugenio Bassani.
Nel tempo pontremolese da Cavanna è stampato Il Corriere Apuano dal 1908, una commessa settimanale importante; il libro di eccellenza per contenuto e qualità tipografica con uso di rotativa è I castelli di Lunigiana ideato da Luigi Bocconi e Pietro Ferrari, edito nel 1927 nella forma raffinata dell’album e con fotografie appositamente scattate in collaborazione con lo studio Formaini: è ora una rarità, due copie sono in dotazione della preziosa biblioteca antica del Seminario di Pontremoli.
Il 7 luglio, in occasione della presentazione del libro da parte dell’autore e di Paolo Bissoli e Caterina Rapetti, introdotta da Elisa Battilla, ne abbiamo vista una insieme ad alcuni opuscoli e fogli con bella varietà del logo aziendale. La tipografia usava e continua ad usare caratteri di molteplici forme e dimensioni, anche minime. Trasferita a Carrara (a Pontremoli nella proprietà della tipografia subentrerà Bertocchi), buona piazza commerciale legata al mercato marmifero, per forza doveva assecondare le direttive del regime fascista, venuta meno la libertà di stampa.
Ma ci fu l’evento ignobile delle leggi razziali del 1938, Eugenio Bassani, marito di Dirce Cavanna, era un ebreo che si sentiva profondamente italiano, è infuriato “preso e rigettato nel ghetto come nel medioevo”. Mette in salvo i tre figli in Svizzera, trova rifugio sicuro per la moglie e per sé a Roma indossando un abito da prete, continua a stampare, ma per i Salesiani, usando tutte le cautele contro le spie. Intanto a Carrara “Gli ottantotto tedeschi martellavano le colline di Codena, mentre le raffiche delle venti-millimetri riempivano la valle di continui boati”.
Fra i resistenti contro l’occupazione nazifascista c’è il figlio Cesare, partigiano della brigata Julia, tornato nel borgotarese da Carrara per combattere i nazifascisti: il 2 luglio 1944 è col fratello Alfio di guardia all’imbocco della galleria del Borgallo per difendere la repubblica partigiana di Borgo Taro, di durata effimera di una quindicina di giorni, ma di valore simbolico importante come tante altre. Lo colpisce una scheggia nel bombardamento degli Alleati, muore quasi subito, non ha scampo per la rottura di un’arteria. Aveva vent’anni.
La narrazione in forma di romanzo dei Cavanna Bassani si ferma qui, ricostruita dal terzo Bassani, Cesare come il bisnonno e lo zio eroe partigiano, con fedeltà storica, con “doloroso amore”, rispetto e onore.

Maria Luisa Simoncelli