
Nel corso delle Notti dell’Archeologia l’annuncio: si realizzeranno scavi per trovare le prove
Che la conferenza di Gianluca Bottazzi nella prima serata delle Notti dell’Archeologia ad Aulla potesse riservare qualche sorpresa era nell’aria, ma che si arrivasse ad annunciare le possibili (ma qualcuno dice… probabili!) origini romane della cittadina lunigianese lo potevano ipotizzare soltanto coloro che in questi anni avevano visto venire alla luce frammenti di tegoloni e altri reperti dagli scavi in San Caprasio.
In realtà la prima parte della conferenza dello studioso emiliano, a lungo docente all’Università di Parma, si era svolta attorno alla viabilità antica che attraversava la Lunigiana, con particolare riferimento alla via per Velleia e ai riti propiziatori che si svolgevano in età romana nella sella del Valoria. E poi l’evoluzione del tracciato, la costruzione della rotabile romana nel III sec. d.C. che aveva sostituito la mulattiera di crinale utilizzando il passo “in Cisa” un paio di chilometri ad ovest fino alla decadenza con la mancata manutenzione dei ponti in legno e il ritorno alla più impervia via di crinale.
Attorno a quella viabilità si affermarono alcuni luoghi a noi familiari. Prima di tutto Sorano, citata da Giorgio Cipro tra i forti bizantini del VI secolo non ancora conquistati dai Longobardi, ma anche centro nodale di una viabilità che collegava il fondovalle del Magra con Parma per il Cirone, senza passare per Pontremoli, scendendo dall’Appennino lungo la via Lombarda (o Longobarda).
E poi Aulla. Per comprendere quali fossero altri nodi di quella viabilità ormai vecchia di due millenni si cercano nuove interpretazioni dei toponimi citati nella Tabula Peutingeriana, vera e propria guida alle vie romane del tardo impero. E qui Bottazzi, dopo aver ricordato che “in Alpe Pennino” viene ricondotto a Monte Bardone, avanza l’ipotesi che il misterioso “Boron” possa essere ritrovato all’interno dell’attuale denominazione del torrente “Taverone” (Taboron): se così fosse quell’area tra Aulla e Terrarossa aveva già in epoca romana una importanza formidabile.
Ed ecco, nell’ultima parte della conferenza del 6 luglio scorso, l’annuncio destinato a suscitare clamore: le origini romane di Aulla, un centro già in qualche misura sviluppato dove la presenza lungo un’importante asse viario era stabile e organizzata. Come anticipato, non si tratta di un’ipotesi fondata solo sull’analisi dei toponimi o sul calcolo delle distanze tra le tappe che scandivano il cammino al tempo dei Romani, ma anche sui reperti venuti alla luce negli scavi degli ultimi quindici anni.
Una nuova campagna di scavo sarà avviata già nei prossimi mesi là dove è stata rinvanuta qualche anno fa la base della torre bizantina (datata al VI/VII sec.) che si può vedere inglobata nel complesso dell’antica abbazia. Se così fosse, dopo la fattoria di epoca romana individuata a Sorano da Tiziano Mannoni e le prove archeologiche portate da Angelo Ghiretti per il Valoria quale passo della strada romana a lungo cercata, Aulla vedrebbe portate indietro nel tempo di alcuni secoli le proprie origini con affasciananti ipotesi sulla storia antica della Lunigiana e prevedibili ricadute sulla sua ulteriore valorizzazione.
Paolo Bissoli