Su Areopago l’identità europea fra sapere condiviso ed eredità perduta

Alcune anticipazioni del nuovo numero della rivista. La collana è diretta da Antonino Postorino, docente di Storia della Filosofia allo Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore, e da don Alessandro Biancalani, vicepreside della Scuola diocesana di formazione teologica

20europaÈ uscito il numero 2 di Areopago, la rivista-laboratorio per una scienza teologica curata dalle edizioni “Agorà & Co”. Questa collana è diretta da Antonino Postorino, docente di Storia della Filosofia allo Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore, e da don Alessandro Biancalani, vicepreside della Scuola diocesana di formazione teologica. Del comitato scientifico di “Areopago” fa parte anche don Pietro Pratolongo, preside della Scuola teologica.
Abbiamo chiesto a don Biancalani alcune anticipazioni rispetto al tema del volume. “L’identità europea fra sapere condiviso ed eredità perduta” è il titolo del secondo volume della collana “Areopago”.

Un titolo fortemente evocativo che richiama “la trama” e “l’ordito” di un tessuto culturale, religioso, politico, sociale ed economico, scomposto come quello che caratterizza oggi l’Europa. In quali termini si può parlare, allora, di identità europea?
S. Agostino, trattando filosoficamente del tempo, dice che finché nessuno gli chiede che cos’è il tempo lui lo sa, ma, non appena qualcuno glielo chiede, non lo sa più. Lo stesso si potrebbe dire per l’identità europea: tutti ‘sentono’ il significato dell’essere europeo, in un certo senso lo danno per cosa ovvia e scontata. Questo numero di “Areopago” intende articolare la tesi secondo cui, se l’Europa ha davvero un’identità, questa è precisamente teologica: nel senso che quella che si potrebbe chiamare una ‘mens theologica’ è, forse, l’elemento più profondamente e vistosamente comune al complesso di manifestazioni, realizzazioni e acquisizioni culturali.

copertinaareopagoeuropaNel mito greco, Europa era la fanciulla che in groppa a Zeus, sotto le sembianze di un magnifico toro bianco, finì per approdare all’isola di Creta dalle coste fenicie. Da quel momento in poi le terre a settentrione dell’isola verranno chiamate con il nome “Europa”. Già dalle origini traspare dunque un luogo dall’identità certa, ma al tempo stesso, indeterminato e senza confini precisi.
L’Europa, con la varietà di popoli, di dialetti, di lingue, di territori, ha trovato storicamente una sua connotazione che non era semplicemente la somma di tutti questi aspetti, ma ‘un’anima’ dall’interno, mutuata dalla riflessione cristiana che le ha permesso di articolare le plurime differenze, senza che venisse meno un certo riconoscimento reciproco. Partire da altre modalità di aggregazione o di unità significa perdere una certa composizione delle differenze per recuperarle all’interno di rapporti di forza (economici o politici), che non possono che segnare le distinzioni, perdendo di vista l’identità.

“Personalmente sogno una nuova Europa solidale che sappia essere veramente una casa comune e che si fondi su un nuovo umanesimo europeo”. È una dichiarazione del card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, nel recente viaggio a Bruxelles, che richiama la questione delle radici cristiane dell’Europa. Quanto il Cristianesimo ha contribuito e potrà ancora fornire in termini di “mattoni” per formare una identità europea?
Le eredità non si inventano, ma si ricevono: un modo corretto di ragionare sarebbe essere consapevoli del fatto che se siamo giunti qui è perché qualcuno ci ha condotti e nello stesso tempo, proprio sulla scorta delle esperienze e ricchezze del passato, cercare una sintesi che dica la nostra epoca dentro la dialettica della continuità e della necessaria discontinuità. Pensarci al contrario all’anno zero, oltre a non rendere giustizia di una riflessione seria, ci pone nelle condizioni di essere generazione senza tradizione, cioè senza niente da lasciare a chi ci seguirà. Il Santo Padre nella Laudato Si’ ha ribadito con forza che il nostro stile di vita è insostenibile per il pianeta, abitiamo la nostra comune casa con totale irresponsabilità rispetto al nostro stile di vita. Anche un certo modo di concepire la nostra epoca rivela la nostra scarsa capacità di comporre pensiero e azione: siamo divenuti consumatori di tutto, ma la riduzione a prodotto porta in sé molte conseguenze, anche rispetto alla dignità della persona stessa. In questo senso, ritengo, il cardinal Bassetti auspichi la fondazione di un nuovo umanesimo europeo.

Maggiori informazioni su “Areopago” sul sito www.agoracommunication.com.

(df)