
Fino all’8 aprile in mostra a Vicenza dipinti e disegni provenienti dal Kroller Muller Museum
Sono esposti 43 dipinti e 86 disegni mai prima esibiti di Vincent Van Gogh (1853-1890) provenienti dal Kroller Muller Museum in Olanda. Il curatore della mostra Marco Goldin non ha voluto presentare opere in ordine sparso, ma un percorso nell’intima tensione di pensieri, sentimenti ed emozioni di un supremo e tormentato creatore d’arte.
La mostra sta registrando un numero immenso di visitatori, domenica 18 anche di un bel numero di amici del Corriere Apuano. Ricostruisce con precisione l’intera vicenda biografica del pittore con rilievo speciale sul periodo passato nel distretto minerario del Borinage e sugli anni decisivi olandesi dal 1880 al 1885. Furono una vera e propria via crucis nel dolore e nella disperazione del vivere.
Le lettere al fratello Theo come un diario sono il filo conduttore della mostra, le parole portano nel mistero della bellezza di una pittura che affascina ed è connaturata alla presentazione di una vita sempre sul limite. Dopo quelle dei mesi trascorsi ad Anversa all’Accademia di Belle Arti sono esposte opere del periodo decisivo a Parigi, dove Van Gogh visita lo studio di Seurat per conoscere in modo diretto le opere degli impressionisti e postimpressionisti.
Poi l’immersione nel Sud, ad Arles (febbraio1888-maggio 1889), dove nascono i capolavori più noti, l’anno nella casa di cura a Saint-Rémy. I
nfine i 70 giorni di febbrile creazione a Auvers-sur-Oise, dove tutto giunge a compimento nelle orizzontali distese di campi gialli dell’oro delle messi, stirati sotto un cielo di azzurro assoluto o gonfio di una pioggia che pare non finire mai, con voli di uccelli che dicono la vicinanza e la lontananza dal mondo spesso in una sola straziata immagine, a contatto con se stesso e con le fonti che trovava in libri e riviste e con la intensa pratica del disegno.
Quella del pittore olandese è la vicenda più breve e tormentata dell’intera storia dell’arte: solo10 anni (1880-1890). Il disegno gli servì come una grammatica della mano e dell’anima, una lingua indispensabile per acquisire un linguaggio nuovo di fronte alla natura e alle persone. Accende quel colore nuovo che egli fa vibrare come luogo di un cuore turbato e di un’anima lacerata. La natura da un esterno da sé diventa, fino a morirne, l’interno di sé riempito di luce, visioni, sogni, urla e strepiti.
Col nero di carbone dei primi disegni, con costruttive pennellate aveva dipinto minatori, zappatori, seminatori, vecchi, uomini al telaio, donne che cuciono o curve sotto il peso di sacchi di carbone, vivendo con partecipazione la degradazione e la miseria dei poveri, mangiatori di patate e mettendoli in una luce di solitudine e di grandezza per essere degno di loro: è un cristianesimo combattivo, è bisogno di giustizia. Nella sua originalità Van Gogh dà vita al colore con trame di pennellate dai toni fortissimi che l’occhio percepisce in una sintesi, crea un ritmo a strappi, con foga violenta.
Questa mostra è omaggio e umanissima pietà per la straziata fragilità di un genio.
Maria Luisa Simoncelli