
Verso le elezioni. Si è conclusa la prima legislatura senza gruppi parlamentari chiaramente ispirati
La XVII Legislatura appena conclusa è stata la prima della storia della Repubblica senza un gruppo parlamentare che si sia richiamato formalmente alla dottrina cattolica. Ne scrivemmo su queste pagine 5 anni fa, all’indomani delle elezioni del 24 e 25 febbraio.
Fu un esito non sorprendente, scrivemmo: per la secolarizzazione del Paese, per l’indipendenza dei cristiani rispetto alle indicazioni della gerarchia nelle scelte elettorali, per il precedente ventennio di protagonismo episcopale che sterilizzò qualsiasi forma di presenza cristiana non coerente con le strategie politiche impropriamente assunte dalla Cei.
Ciò che sorprese, poche settimane dopo, fu l’elezione al soglio pontificio di Francesco, un Papa che fin dalla sua prima enciclica, la Lumen Fidei, non esitava a rilanciare la via del Concilio Vaticano II nel rapporto tra cristiani e mondo contemporaneo – “la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro” – e che come Vescovo di Roma e Primate d’Italia invitava ad abbandonare “la pretesa di quanti vorrebbero difendere l’unità negando le diversità, umiliando così i doni con cui Dio continua a rendere giovane e bella la sua Chiesa” (Assemblea generale della Cei del 2014).
Il nuovo corso impresso da Francesco alla Chiesa italiana non ha esitato a rilanciare il ruolo autonomo del laicato – “i laici che hanno una formazione cristiana autentica non dovrebbero avere bisogno del vescovo-pilota o del monsignore pilota o di un input clericale”, disse nel 2015, sempre alla Cei – e a mettere da parte, di fronte ai problemi, “conservatorismi e fondamentalismi” e “condotte e forme che neppure culturalmente hanno la capacità di essere significative” (Convegno ecclesiale di Firenze, 2015).
Pur in assenza di gruppi parlamentari di chiara ispirazione cattolica, nel Parlamento non mancavano parlamentari cristiani, così come nel Paese operavano associazioni e movimenti ecclesiali che potevano contribuire al dibattito democratico. Ebbene: delle linee espresse dal Papa, cosa si è potuto osservare nel corso della Legislatura appena terminata?
Sui temi classificati come “valori non negoziabili” (prima che Papa Bergoglio spazzasse via il termine), l’atteggiamento sì critico, ma di maggior prudenza ed equilibrio dei vescovi ha lasciato spazio, nel mondo cristiano, soprattutto ad atteggiamenti oltranzisti, come testimoniano manifestazioni e dichiarazioni in occasione delle discussioni delle leggi su unioni civili e fine vita. Le voci di chi, nel laicato cristiano, cercasse una sintesi nel contesto di un dialogo franco e aperto, hanno fatto fatica ad udirsi.
Ma anche su temi (apparentemente) meno sensibili dal punto di vista etico, il cattolicesimo italiano non è stato capace o non ha voluto esprimere la sua voce.
Un’epocale riforma del diritto del lavoro è stata conclusa con l’atteggiamento di assoluta passività di forze sociali come Cisl e Acli – come poi stupirsi se i grandi mezzi di comunicazione non abbiano in alcun modo dato eco alla Settimana Sociale di Cagliari sul lavoro? – e dei parlamentari cattolici.
Ma anche su temi come le politiche economiche per uscire dalla crisi, il confronto sulla riforma della Costituzione, il futuro dell’Europa, la qualità della democrazia insidiata da qualunquismi e da rapporti di potere talvolta opachi, le disuguaglianze prodotte dalla globalizzazione, argomenti di dibattito quotidiano, è stato difficile rintracciare voci e tesi cattoliche, a meno che non si confonda il cattolicesimo politico con il centrismo. L’incapacità di incidere ha riguardato soprattutto il cattolicesimo democratico, ancora ben rappresentato all’interno del centrosinistra, ma incapace di affermare all’interno del proprio schieramento una cultura alternativa a quella della personalizzazione e del decisionismo senza mediazione.
Le elezioni del 4 marzo non lasciano prevedere cambiamenti di passo imminenti. Per il cattolicesimo italiano, i tempi di una nuova presenza, plurale, aperta e laica all’interno della società e della politica italiana, appaiono ancora lontani.
(Davide Tondani)