
Nuove indagini per le Madonne Vestite grazie all’aiuto delle nuove tecnologie
Nell’ambito del progetto di valorizzazione delle Statue Vestite, coordinato dall’Ufficio Diocesano Beni Culturali e nato da un’idea di Barbara Sisti, Elena Scaravella e Sonia Lazzari, sono state portate avanti numerose ricerche di ambito storico artistico, parzialmente confluite in due volumi realizzati con la collaborazione dell’Università di Pisa e nell’allestimento di due mostre, una a Massa e una a Pontremoli, con lo scopo di valorizzare e raccontare questo particolare settore di studio che riguarda sia statue con strutture sommarie o a manichino (concepite per essere coperte da vesti), sia statue interamente scolpite a cui sono stati aggiunti adornamenti tessili e corredi preziosi.
A Fosdinovo, Aulla, Filattiera, Bagnone, Fivizzano e in molti altri paesi della Lunigiana, sono ancora conservate numerose testimonianze, ma è a Pontremoli e nei dintorni che si conservano alcuni degli esemplari più interessanti. Barbara Sisti, in particolare, ha indagato due statue dell’area pontremolese: le due Madonne del Rosario provenienti dalle parrocchie di Pracchiola e Arzengio, riferibili all’ambito dello scultore fiammingo, ma piacentino di adozione, Jan Geernaert. Grazie alla collaborazione con Susanna Pighi, responsabile del settore storico artistico dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Piacenza Bobbio, e con l’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (CNR), si sta sviluppando un interessante progetto di ricerca e campionatura dei legni di alcune statue delle diocesi di Piacenza-Bobbio e Massa Carrara-Pontremoli, tutte riferibili alla produzione dello scultore fiammingo intorno alla metà del XVIII secolo.

Le ricerche sono ancora in corso e sono condotte anche da Dimitrios Kazantjis, restauratore specializzato in opere lignee, di grande esperienza, maturata negli anni anche nelle nostre chiese. Grazie alla preziosa collaborazione con Gianni Veroni, specialista in indagini diagnostiche, e alla disponibilità del centro Imago Lunae di Sarzana di Giancarlo Calzetta, nel maggio scorso si è potuto analizzare in modo più dettagliato la statua della Madonna del Rosario di Pracchiola, sottoponendola a TAC (tomografia assiale computerizzata), una tecnica diagnostica per immagini, usata sempre più frequentemente nel campo dei Beni Culturali ma utilizzata per la prima volta nel nostro territorio.
L’applicazione di questa tecnica può aiutare, restauratori e conservatori a comprendere le modalità di realizzazione di un’opera d’arte, rivelando sia la presenza di precedenti interventi di restauro o addirittura, in certi casi, contraffazioni. Nel caso di opere lignee, può fornire dati fondamentali sulla tipologia di legno utilizzato, rivelandone la struttura interna, e i tipi di taglio, aiutando a comprendere le deformazioni strutturali e le spaccature, riuscendo ad ipotizzare i futuri movimenti. La TAC, inoltre, aiuta ad individuare i difetti anatomici del legno, l’entità di eventuali attacchi fungini o di insetti xilofagi (tarli) e il conseguente indebolimento della struttura, le tipologie e la struttura degli incastri e degli assemblaggi, la presenza di parti metalliche, in particolar modo chiodi o viti. Una metodologia di indagine da cui si possono ricavare molte e importanti informazioni.
Al termine delle campionature lignee, delle indagini diagnostiche e delle ricerche storico artistiche, si potranno aggiungere nuovi ed importanti elementi alla vicenda delle Statue Vestite, testimonianze di fede e di devozione del nostro territorio, che si inseriscono nella ricca storia delle opere d’arte della nostra diocesi.
(df)