Canterò per sempre l’amore del Signore

Domenica 2 luglio, XIII del tempo ordinario
(2Re 4,8-11.14-16;   Rm 6,3-4.8-11;   Mt 10,37-42)

26vangeloGesù prosegue il suo discorso agli apostoli, annunciando che è venuto a portare separazione e disunione, anche all’interno delle famiglie stesse: “Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me”.
Che cosa succede? Il Maestro sta forse invitando a disprezzare i legami familiari? Sta riemergendo il Dio geloso dell’Antico Testamento? No, Gesù non ci sta chiedendo di scegliere tra lui e la nostra famiglia, ma di seguire lui senza paura di perdere essa. Chi si lascia gravare dalla preoccupazione di perdere ciò che ha, non può seguire Gesù.
Quello che è chiesto a ciascuno è “prendere la propria croce” e affidarsi a lui. Qualunque cosa ci possa sembrare perduta qui, la ritroveremo nel Regno dei Cieli ad attenderci: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”, non solo i discepoli qui ora ad ascoltarlo, ma chiunque essi incontreranno lungo la loro strada. Gesù è molto chiaro su questo punto: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”, non c’è differenza tra Gesù e i discepoli, tra i Cristiani e Cristo, né tra noi e il nostro prossimo: “Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto”, l’amore gli uni per gli altri ci rende tutti fratelli.
Ma non solo: “Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”, Gesù tornerà più volte su questo tema, spiegando come ogni gesto d’ amore nei confronti del prossimo è un gesto d’amore nei confronti di Dio, ed ogni gesto d’odio nei confronti del prossimo è gesto d’odio nei confronti di Dio.
Da molto tempo, nella nostra moderna società, si è fatta strada una sorta di religione “laica”, che, professandosi ispirata a tradizioni culturali orientali, aliene rispetto a noi e per questo affascinanti, ma in realtà distorcendole in modo barbaro e vergognoso, recita che Dio sarebbe in ognuno di noi, e tutto ciò che dobbiamo fare per raggiungerlo è concentrarci di più su noi stessi e meno sul mondo che ci circonda.
Ma il Figlio ci insegna che non è esattamente così. Dio è riflesso in ogni uomo, questo è verissimo. Ma se vogliamo trovarLo, non possiamo guardare solo noi stessi, ma abbiamo bisogno di un prossimo in cui scorgerLo. Per riconoscere il Dio che è in noi, dobbiamo saperLo vedere negli altri.

Davide Furfori