Nella scarsa disponibilità locale di dati relativi alle prime elezioni libere del 1946, si segnala l’interessante ricerca svolta a Filattiera da Manuela Balestracci e Pietro Leoncini (con la collaborazione di Paolo Cereda) che prende in esame le consultazioni elettorali dal secondo dopoguerra a tutto il Novecento i cui contenuti, in attesa della pubblicazione, ci sono stati cortesemente anticipati. Anche a Filattiera, subito dopo l’arrivo degli Alleati, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Lunigiana nomina un proprio rappresentante a capo del Comune dopo i lunghi anni dei “governi” dei Podestà. Così il 27 aprile 1945, in attesa delle elezioni, entra in carica presidente del CLN di Filattiera l’ing. Cesare Voglino che, il 19 maggio 1945, nomina Sindaco il dott. Umberto Capiferri “proveniente dalle file dei patrioti”. Capiferri è affiancato da una giunta comunale composta da Luigi Balestracci, Andrea Pagani, Michele Cecconi, Pietro Taddei, Alfredo Mori e dal gen. Carlo Ferrari; questi ultimi due un paio di mesi vengono sostituiti da Eugenio Bianchi e Oreste Taruffi. Il 17 marzo 1946 gli elettori di Filattiera vengono chiamati a votare per il Consiglio Comunale che avrebbe poi eletto il Sindaco. Gli aventi diritto sono 3.125: per la prima volta ci sono anche le donne che pur non potendo ancora essere candidate, possono finalmente esprimere il proprio voto. La percentuale dei votanti arriva al 76,1%: la listra dei socialcomunisti ottiene 1.189 voti (55,9%) e 16 seggi conquistando il Comune, mentre la Democrazia Cristiana si ferma a 939 voti (44,1%) e 4 seggi. Due settimane dopo il Consiglio elegge Sindaco Alberto Mori che resta in carica però solo tre mesi; si dimette per motivi di salute e gli subentra Virginio Ricci che tuttavia si dimette a sua volta dopo appena tre giorni. Il Consiglio, il 21 luglio, elegge Emilio Leoncini che già aveva retto la carica l’anno precedente nel periodo del “sindaco del CLN” dopo la rinuncia di Umberto Capiferri. In realtà Leoncini era in predicato già subito dopo le elezioni di marzo, ma aveva rifiutato l’invito alla riconferma; tuttavia di fronte alle ripetute dimissioni aveva alla fine accettato e sarebbe rimasto in carica fino al 1951.

p.biss.